L’avvento della variante Omicron non ha destato preoccupazione solo in relazione ai vaccini anti Covid, ma anche sull’efficacia degli anticorpi monoclonali che, seppur usati poco in Italia, sono un valido aiuto nel trattamento dell’infezione da coronavirus. Buone notizie arrivano dalla Cina, perché un gruppo di scienziati ha scoperto un anticorpo monoclonale, 35B5, che è in grado di neutralizzare i ceppi Alfa e Delta di Sars-CoV-2. Inoltre, potrebbe probabilmente diventare la base per un nuovo vaccino universale. Questo anticorpo monoclonale si attacca ad una parte invariata del virus impedendogli di procurare danni all’organismo. La scoperta è stata riportata nello studio “Evolution and epidemiology of the lambda variant” condotto in Cina e pubblicato in pre-print sul portale bioRxiv.



«Gli anticorpi monoclonali neutralizzanti [mAb] che prendono di mira il dominio di legame al recettore [RBD] della SARS-CoV-2 rappresentano una delle strategie più promettenti per prevenire e trattare la COVID-19. Abbiamo dimostrato che il mAb 35B5 neutralizza efficacemente sia la SARS-CoV-2 iniziale [WT] che le varianti di interesse, compresa la variante B.1.617.2 [delta], in vitro e in vivo», scrivono i ricercatori.



DIBATTITO TRA ESPERTI SU UTILITÀ ANTICORPI MONOCLONALI

Gli scienziati hanno spiegato che eseguendo la criomicroscopia elettronica hanno scoperto che il mAb 35B5 neutralizza il virus SARS-CoV-2 prendendo di mira un epitopo unico che bypassa i siti di mutazione RBD predominanti identificati nelle varianti circolanti di interesse, «fornendo la base molecolare per un’efficacia pan-neutralizzante». L’anticorpo monoclonale potrebbe essere usato anche «per la progettazione razionale di un vaccino universale contro la SARS-CoV-2». Eppure ci sono esperti sono scettici riguardo tale scoperta: sostengono che sia improbabile che questo anticorpo possa migliorare la situazione epidemiologica nel mondo e che possa aiutare nel trattamento del Covid.



«L’anticorpo è stato trovato prima della comparsa del ceppo omicron, quindi è impossibile dire che aiuta contro di esso. Inoltre, credo che se ora cominciamo a usare massicciamente gli anticorpi nel trattamento, emergerà un nuovo ceppo che è resistente a loro», ha dichiarato ad esempio la professoressa Ancha Baranova, che insegna alla School of Systems Biology at George Mason University, nonché ricercatrice capo presso il laboratorio di genomica funzionale del centro di ricerca di genomica medica dell’Accademia russa delle Scienze. Il dibattito, dunque, p aperto.