CINA, PROVE DI INVASIONE TAIWAN: ATTACCHI MIRATI E BOMBARDAMENTI
Si conclude oggi con tentativo di invasione e bombardamenti la tre giorni di esercitazioni militari della Cina intorno a Taiwan, in risposta alla visita negli Usa della Presidente di Taipei Tsai Ing-wen con Kevin McCarthy, speaker della Camera degli Stati Uniti. Resta altissima la tensione tra Cina, Taiwan e Occidente in merito alle rivendicazioni del regime comunista di Xi Jinping sull’isola di Taipei, specie dopo appunto i tentativi di invasione e la presenza in queste ultime ore di una nave da guerra Usa nel Mar Cinese meridionale. Andando con ordine ripercorriamo le ultime mosse di Pechino e Washington che seguono le importanti parole del Presidente francese Emmanuel Macron di ritorno dal viaggio da Xi Jinping («Ue riduca la dipendenza dagli Usa. Non intromettersi su Taiwan, serve autonomia strategica»).
Mentre da mesi ormai Pechino punta dritto alla riconquista di Taiwan con pressioni geopolitiche e militari, la Casa Bianca con la linea Biden si è da subito schierata a difesa dell’isola indipendente anti-cinese: a far precipitare gli eventi la recente visita prima di Pasqua della leader taiwanese Tsai Ing-wen con Kevin McCarthy, speaker della Camera Usa. In risposta Xi ha ordinato la “Joint Sword”, l’esercitazione di tre giorni che include le prove di un accerchiamento di Taiwan con lancio di bombe e raid mirati su obiettivi sensibili di Taipei. Si parla di 70 aerei e 11 navi da guerra cinesi intorno all’isola, con 35 jet cinese che hanno attraversato la linea mediana dello Stretto di Taiwan e raggiunto l’area di identificazione di difesa aerea (Adiz) a sudovest e sudest di Taiwan, inclusi 4 J-15. «I jet da combattimento dotati di armi reali hanno condotto attacchi simulati vicino a Taiwan nell’ambito di operazioni che, impegnando anche la portaerei Shandong, hanno testato un blocco intorno all’isola»: lo fa sapere il Comando del teatro orientale dell’Esercito popolare di liberazione cinese
NAVE DA GUERRA USA NEL MAR CINESE, IRA PECHINO: RISCHIO GUERRA SU TAIWAN?
Nelle scorse ore mentre la Cina simulava l’invasione di Taiwan, il ministero degli Esteri di Taipei ha condannato la provocazione cinese, affermando che essa ha «ovviamente sfidato gli ordini internazionali e minato la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan e nella regione». Non solo, ha ribadito che la visita della presidente taiwanese presso altri Paesi per scopi diplomatici «è un diritto fondamentale per uno Stato sovrano». L’escalation rischia di giungere all’estrema conflittualità con l’Europa che al momento resta alla finestra dopo che Von der Leyen ha ricordato a Xi Jinping l’impegno alla pacificazione tanto in Ucraina quanto in altre aree (riferimento indiretto alla situazione incandescente di Taiwan); di contro, Macron ha intimato il “non immischiarsi” nella situazione taiwanese per non seguire pedissequamente l’agenda Usa in politica estera.
Mentre insomma Bruxelles litiga, la Casa Bianca si conferma a fianco di Taiwan per porre freno all’avanzata cinese alle porte dell’Isola: non è dunque un caso che proprio in queste ore la nave da guerra americana – il cacciatorpediniere missilistico USS Milius – ha condotto una missione su “diritti e libertà di navigazione” vicino alle Isole Spratly nel Mar Cinese, territori rivendicati dalla Cina. E cosi nel già complicato “gioco delle parti” sul fronte Taiwan, al terzo giorno di esercitazioni di Pechino su cieli e mari di Taipei gli Stati Uniti lanciano in maniera “simbolica” una risposta al regime di Xi Jinping, confermando gli inquietanti segnali di potenziale guerra all’orizzonte. «L’operazione del cacciatorpediniere è conforme al diritto internazionale», fa sapere la Uss Navy, trovando ira e fastidio nelle dichiarazioni successive di Pechino. «Abbiamo organizzato forze navali e aeree per rintracciare e monitorare il cacciatorpediniere Uss Milius quando è entrato illegalmente nelle acque vicino alla barriera corallina cinese di Meiji nelle Nansha (isole contese note anche come Spratly, ndr), nel mar Cinese meridionale», fa sapere il Comando del teatro meridionale dell’Esercito popolare di liberazione cinese.