La Cina simula l’invasione di Taiwan con un’esercitazione militare di due giorni
All’indomani dell’insediamento del presidente di Taiwan William Lai – rieletto nell’appuntamento elettorale dello scorso gennaio – la Cina ha avviato delle esercitazioni militari nei mari taiwanesi, accerchiando con l’esercito l’isola autoproclamatasi indipendente in una mossa che alza ulteriormente il livello di allerta nell’Indo-Pacifico. Durante le esercitazioni verrà simulato per la prima volta un attacco su larga scala nel quale la Cina ha deciso di includere anche le piccole isole di Kinmen, Matsu, Wuqiu e Dongyin – nell’area di influenza politica di Taiwan – e le coste ad est di Taipei dove si trova buona parte della capacità militare taiwanese.
La speranza – che è anche quasi una certezza – è che dalla pura dimostrazione di forza e controllo delle acque, Pechino non decida di passare effettivamente all’attacco, perché seppur si parli ufficialmente di “pattugliamenti congiunti”, “attacchi di precisione” e “operazioni integrate” fini solamente a testare le “reali capacità di combattimento” della Cina contro Taiwan, l’esperto militare taiwanese Chieh Chung ritiene che l’obiettivo reale sia quello di “simulare un’invasione armata” dell’isola.
Cina: “L’indipendenza di Taiwan è destinata a fallire nel sangue”
Immediata – com’era ovvio – la reazione di Taiwan, che denunciando le “continue molestie” da parte della Cina e la “mentalità militaristica di Pechino”, ha mobilitato le sue forze navali, terrestri ed aree per – spiega il ministro della Difesa citato dalla BBC – “difendere la nostra sovranità” dalle “deplorevoli” esercitazioni cinesi; mentre gli USA hanno bollato come “preoccupante” ciò che sta avvenendo nell’Indo-Pacifico e condannato la belligeranza della Cina nei confronti di Taiwan, scatenando la reazione del ministro degli Esteri di Pechino Wang Wenbin.
Questi, infatti, ha definito le esercitazioni come “mossa necessaria e legittima”, oltre che una “forte punizione per gli atti separatisti delle forze indipendentiste e un serio avvertimento contro l’interferenza e le provocazione da parte di forze esterne”. Inoltre, secondo il ministro chiunque sosterrà l’indipendenza di Taiwan – che dal conto suo “è destinata a fallire” – “rimarrà con la testa rotta e il sangue che scorre dopo essersi scontrate con la grande impresa della Cina di raggiungere la completa unificazione“.