Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian, parlando della vendita di armi statunitensi a Taiwan, ha affermato che queste hanno “seriamente compromesso l’atmosfera politica necessaria per continuare le consultazioni sul controllo degli armamenti”. Per questo, come dichiarato nel corso della conferenza stampa a Pechino, la Cina ha deciso di interrompere la discussione con gli Stati Uniti in merito alla costruzione e controllo degli armamenti nucleari e sulla non proliferazione. La responsabilità, a detta del portavoce del ministero degli Esteri, è esclusivamente degli Usa.



Lin ha affermato che la Cina è disposta a mantenere la comunicazione sul controllo internazionale degli armamenti, ma che gli Stati Uniti “devono rispettare gli interessi fondamentali della Cina e creare le condizioni necessarie per il dialogo e lo scambio”. Non si è fatta attendere la replica del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller, che ha spiegato come Cina abbia scelto di seguire l’esempio della Russia affermando che l’impegno per il controllo degli armamenti non può procedere affinché all’interno della relazione bilaterale tra i due Paesi vi siano altre questioni aperte.



Cina-Usa: stop ai discorsi sulle testate nucleari

Miller, parlando ai giornalisti, ha affermato che come Usa “riteniamo che questo approccio mini la stabilità strategica e aumenti il ​​rischio di dinamiche di corsa agli armamenti”. Sospendendo le consultazioni, la Cina ha scelto di non perseguire gli sforzi per la gestione dei rischi strategici per prevenire costose corse agli armamenti. Gli Stati Uniti invece, secondo Miller rimarranno “aperti allo sviluppo e all’attuazione di misure concrete di riduzione del rischio con la Cina“. Come spiega la Reuters, l’amministrazione Biden sostiene la politica di “compartimentalizzazione”, in cui i colloqui sul controllo degli armamenti nucleari sono separati da altre questioni, cosa che invece sembra non attuare la Cina.



Come spiegato alla Reuters da Daryl Kimball, direttore esecutivo del gruppo Arms Control Association, Stati Uniti, Russia e Cina, in quanto firmatari del Trattato di non proliferazione nucleare, sono costretti a intrattenere rapporti e dialoghi. “L’unico modo per raggiungere questo obiettivo è attraverso un dialogo serio e il rifiuto della Russia di farlo e la decisione della Cina di farlo rappresentano battute d’arresto molto gravi” ha spiegato. La Cina, secondo le stime Usa, avrebbe circa 500 testate nucleari operative ma queste potrebbero raddoppiare entro il 2030. Gli Stati Uniti hanno invece circa 3.700 testate nucleari e la Russia 1.550.