Giro di vite per combattere la denatalità e, allo stesso tempo, per provare a rilanciare le nascite, mai così in calo: a Pechino, come peraltro nel resto del mondo occidentale, il trend relativo alla procreazione è diventato oramai un vero e proprio problema sociale e ogni Governo, a modo suo, cerca di porre un argine e di incentivare le famiglie a fare figli. Per quanto riguarda la Cina, la strategia dei vertici governativi si impernierà sulla recente decisione di ridurre drasticamente il numero degli aborti effettuati per “scopi non terapeutici”, anche se la misura fa parte di un più ampio pacchetto di interventi che mirano almeno nelle intenzioni a tutelare e migliorare la salute riproduttiva delle donne.
La scelta di Pechino di intervenire sul tema sensibile dell’aborto per combattere la denatalità arriva a seguito della diffusione di alcuni dati secondo i quali per la prima volta lo stesso tasso di natalità è sceso a livelli da record e registrati nel Paese asiatico solo decenni or sono. Per registrare una crisi simile bisogna tornare agli Anni Cinquanta quando la crescita della popolazione cinese aveva ritmi paragonabili a quelli odierni: da qui la scelta di ridurre la possibilità di abortire, come peraltro era stato già fatto in passato quando un controverso provvedimento sugli aborti selettivi (in base al sesso del nascituro) era stato varato nel 2018, mettendo in guardia le donne cinesi dalle gravidanze indesiderate e che in tali casi l’aborto poteva causare anche l’infertilità.
CINA, GIRO DI VITE SUGLI ABORTI PER COMBATTERE LA DENATALITA’: CROLLO NASCITE E…
Insomma, da ora in Cina sarà più difficile abortire se non sussistono delle ragioni mediche conclamate oppure finalità terapeutiche: una misura drastica che certamente non mancherà di sollevare polemiche e che mostra come anche un Paese dagli elevati tassi di crescita demografica si trovi in difficoltà nel gestire l’invecchiamento di una larga fetta della sua popolazione. Sembrano dunque lontanissimi i tempi della politica del “figlio unico” lanciata negli Anni Settanta che, anzi, mirava a limitare una crescita oltremodo vertiginosa; basti pensare che in seguito all’ultimo censimento effettuato a quelle latitudini si è scoperto come nell’ultimo decennio (il periodo messo sotto la lente d’ingrandimento è quello 2011-2020) il trend sia il più basso da settant’anni a questa parte.
Come già sottolineato in precedenza, non è la prima volta che il governo di Pechino interviene in materia di aborto per combattere la denatalità, ricorrendo a misure adottate da governi di diverso orientamento politico o comunque incoraggiate da forze che si trovano agli antipodi rispetto a Xi Jinping e suoi funzionari: tuttavia se in passato l’interruzione di gravidanza era incoraggiata proprio al fine di tenere sotto controllo la natalità, incentivando anche l’utilizzo dei contraccettivi e pure delle campagne di sterilizzazione, adesso arriva il clamoroso dietrofront; inoltre, stando ad alcuni dati, dall’introduzione dell’aborto in Cina fino all’ultimo anno di riferimento per queste rilevazioni (2013) ci sono state oltre 330 milioni di gravidanze interrotte.