LA MINACCIA DELLA CINA SU TAIWAN
Non è certo la prima volta che Taiwan viene minacciata dal vicino regime della Cina, è però la seconda volta in un mese che l’isola-Stato rivendicata da Pechino viene “assimilata” all’Ucraina come possibile identico destino.
Anche questa volta però è il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ad escludere tale paragone sottolineando la sostanziale differenza tra i due Stati: «La questione di Taiwan è fondamentalmente diversa dalla questione ucraina e collegare le due è un atto volto a diffamare ed attaccare la Cina», ha spiegato il portavoce di Wang Yi in conferenza stampa lo scorso 29 marzo da Pechino. Il messaggio viene poi ripreso oggi anche dall’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia che conferma la rivendicazione del regime comunista su Taipei: «Taiwan è una parte inalienabile del territorio cinese. Questo lo rende fondamentalmente diverso da un Paese sovrano come l’Ucraina. Fare un’analogia tra i due è un tentativo di creare appositamente una nuova crisi dello Stretto di Taiwan per servire gli interessi geostrategici ed economici degli Stati Uniti a scapito del benessere delle persone e della pace e della stabilità».
ASSE CINA-RUSSIA: “ESPANSIONE INCONTROLLATA DELLA NATO”
Viene poi confermata la piena sintonia in politica estera e geopolitica tra la Russia di Putin e la Cina di Xi Jinping, come ha voluto ribadire lo stesso Wenbin intervenendo sul “caso Taiwan”: Pechino parla di «espansione incontrollata della NATO verso Est, merita una riflessione».
Davanti all’attuale evoluzione del conflitto in Ucraina, la Cina vede negli Stati Uniti il principale responsabile dell’escalation che ha portato la guerra alle porte dell’Europa: «gli Stati Uniti non hanno fatto fronte alle responsabilità che avrebbero dovuto assumersi o fatto sforzi per allentare la situazione e promuovere colloqui per la pace. Ha aggiunto invece benzina sul fuoco. I Paesi europei stanno pagando il prezzo dei rifugiati, della volatilità economica dovuta al conflitto, mentre i trafficanti di armi e l’industria petrolifera e del gas statunitensi hanno fatto fortuna». Cina e Russia si sono poi incontrate oggi con i rispettivi Ministri degli Esteri – Wang Yi e Lavrov – a Tunxi e hanno ribadito la piena vicinanza sulla politica estera e in particolare sullo scontro con l’Occidente: «natura controproducente delle sanzioni unilaterali illegali imposte alla Russia», recita la nota congiunta dove Mosca con Pechino si impegnano a promuovere «la multipolarizzazione mondiale e la democratizzazione delle relazioni internazionali». Cina e Russia cercano, chiosa la nota, «di raggiungere un ordine mondiale giusto e multipolare […] Non c’è limite alla nostra cooperazione». Davanti all’ipotesi che Taiwan possa prima o poi subire il medesimo “trattamento” riservato all’Ucraina, il capo dell’Ufficio di sicurezza nazionale di Taipei ha provato a rassicurare i partner internazionali in merito: «le difficoltà russe nell’invasione dell’Ucraina rendono più improbabile che Pechino si impegni in operazioni simili nei confronti dell’isola che considera parte integrante del suo territori in un futuro prossimo», conclude Chen Ming-tong aggiungendo «la lezione dell’Ucraina ha fatto comprendere al Partito comunista cinese che un’operazione militare non di dovrebbe fare senza un’analisi ponderata. Certo, ha aggiunto, una volta che si decide di attaccare, deve essere un’operazione a totale».