L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha chiesto insistentemente informazioni sul coronavirus alla Cina, che però tardò a darle. A rivelarlo è un’inchiesta dell’agenzia Associated Press, che ha messo le mani su documenti top-secret dell’Oms relativi al Covid-19 e alle registrazioni di incontri riservati tra i dirigenti. Quanto scoperto sembra dunque scagionare Tedros Adhanom Ghebreyesus, ex ministro della sanità dell’Etiopia diventato direttore generale dell’Oms. Un’indagine dell’Organizzazione ha concluso che Pechino avrebbe agito in cattiva fede, non solo per i ritardi nella comunicazione dell’evoluzione dell’epidemia, ma soprattutto per la questione del genoma, cioè la mappa genetica del virus. Gli scienziati cinesi erano attrezzati per un esame genetico dei virus, fondamentale per individuarli ovunque e combatterli, forti dell’esperienza acquiste con altre epidemie, a partire dalla Sars. Il sospetto che la Cina abbia ritardato la comunicazione è stato confermato dagli studi che hanno dimostrato come il coronavirus circolasse in Europa già da novembre.



“CINA RITARDÒ INFORMAZIONI SU CORONAVIRUS”

La presenza del coronavirus a Wuhan fu mappata per la prima volta il 27 dicembre 2019 da Vision Medicals, un centro privato cinese. E così da altri laboratori privati o pubblici, come il centro statale per le malattie infettive. Ma non è trapelato nulla, infatti il 5 gennaio 2020 l’Oms dichiarò che non c’erano rischi di una trasmissione uomo-uomo, quindi di restrizioni per i viaggiatori. Ma in realtà il coronavirus si stava diffondendo. L’inchiesta dell’Associated Press però si concentra su un altro aspetto: nessuno sapeva cosa fare. L’Onu e le sue agenzie non avevano poteri sufficienti per esigere le informazioni. Venivano chieste, ma non arrivavano. L’Oms sperava di avere anche una copia del genoma, ma anche in questo caso fu ignorata, nonostante la Cina fosse impegnata nelle analisi di laboratorio. Ritardi e incompetenze hanno danneggiato l’Oms e creato problemi non solo all’Oms, considerando l’evoluzione dell’epidemia. Infine, gli elogi pubblici fatti a gennaio alla Cina da parte dell’Oms rientravano in un’operazione diplomatica per avere più dati sull’epidemia e spronare la Repubblica Popolare ad una maggiore collaborazione.

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