Secondo il Financial Times, fonti ben informate sostengono che la Russia avrebbe chiesto aiuti militari alla Cina sin dall’inizio dell’invasione ucraina e che Pechino non solo fosse informata dell’attacco, ma sia anche complice di Mosca. Notizie categoricamente smentite, o meglio ignorate, come ci ha detto Massimo Introvigne, sociologo, fondatore del Cesnur e del sito Bitter Winter, durante il vertice tenutosi a Roma tra il consigliere americano per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, e il capo della politica estera cinese Yang Jiechi: “La stampa ufficiale cinese ha parlato di questo vertice come di un puro incontro di routine, non citando mai la parola Ucraina, a differenza degli americani, che hanno minacciato rappresaglie economiche, in caso questi aiuti militari fossero veramente stati inviati”.
È chiaro, ci ha detto ancora Introvigne, “che l’intelligence americana ha uomini ben infiltrati in Russia e che come sono stati in grado di annunciare in anticipo l’attacco russo, sono adesso in grado di svelare altri segreti”.
Che notizia hanno dato i media cinesi del vertice tra Stati Uniti e Cina a Roma?
Quello che colpisce maggiormente è la differenza nei resoconti da parte cinese e da parte americana.
Cioè?
Sembrano parlare di due cose diverse. La stampa cinese non menziona mai la parola Ucraina e si occupa esclusivamente di dire che è uno di quegli incontri periodici che si tengono, in cui si parla delle tensioni in Asia e dei rapporti commerciali. La parola Ucraina non è menzionata per nulla, mentre per gli americani l’incontro è stato un avvertimento alla Cina, affinché non dia supporto economico e tantomeno militare alla Russia. In caso contrario, ci sarebbero conseguenze sul piano economico.
I media americani parlano di aiuti militari già esistenti: è solo propaganda?
Fuori dal campo dei resoconti sull’evento di Roma, nel suo dialogo che tiene quotidianamente con i giornalisti, il ministro degli Esteri cinese ha smentito ci siano contatti con i russi per un supporto militare, affermando che è propaganda americana e che Pechino non ha mai ricevuto richieste in questo senso.
Come giudica questo incontro e questi commenti?
Gli americani, secondo me, hanno fatto una mossa intelligente. Come quando dissero con anticipo che la Russia avrebbe attaccato in Ucraina, così hanno anticipato qualcosa che la Russia si appresta a fare, cioè la richiesta di alcuni tipi di armamento di cui i russi non dispongono e che invece i cinesi possono mettere a disposizione. Naturalmente sono informazioni di intelligence e come per l’invasione in Ucraina gli americani si appoggiano a loro fonti interne alla Russia.
Quindi ci sarebbe davvero un qualche sostegno cinese alla guerra russa?
Sono informazioni che aprono scenari interessanti. Ci sono agenti della Cia infiltrati a Mosca e anche, prima che li imbavagliassero tutti, qualche blogger russo che suggeriva come ci fossero contrasti all’interno dei servizi russi e come ci sia qualcuno che lascia trapelare notizie top secret. All’interno dei servizi segreti russi, ormai lo sappiamo, c’è una fronda contro Putin: molti non sono mai stati d’accordo con l’invasione.
Pechino smentisce.
I cinesi ufficialmente non possono che smentire. C’è stato un episodio curioso, riportato dal Foglio, di un professore cinese che ha pubblicato una articolo, poi cancellato dalla censura, sull’idea che aiutare la Russia sarebbe catastrofico.
In che senso?
La Russia è un partner importante, ma il commercio cinese con Mosca è meno di un decimo di quello che Pechino ha con gli Stati Uniti e l’Europa, e perdere dieci per guadagnare uno non sarebbe una mossa intelligente. Questo professore afferma inoltre che comunque ci sono dei modi per rapportarsi con la Russia, peraltro già in atto, che sono vantaggiosi per la Cina, per esempio acquistare le aziende che i russi sono costretti a dismettere in giro per il mondo. Dare qualche soldo a un oligarca russo in fallimento significa continuare il passaggio di aziende importanti in mano cinese.
La Cina sta guadagnando una leadership economica mondiale grazie allo scontro tra Russia e Stati Uniti? Si può dire cioè che tra i due litiganti il terzo gode?
Sì, si può dire. Ricordiamo che la Cina ragiona sempre su due binari. Il primo è quello ideologico, come hanno sempre ribadito: la Russia non è un paese comunista. I cinesi ammirano certi periodi storici dell’Unione Sovietica, ma non considerano Putin un marxista. Ancora settimana scorsa Xi Jinping ha detto che i suoi amici sono i paesi marxisti, viene prima la Corea del Nord della Russia.
E l’altro binario?
L’altro asse è l’economia. Mentre i cinesi hanno già messo in conto delle sanzioni in caso di occupazione di Taiwan o di ulteriore repressione a Hong Kong, non sono certo disposti a prenderne per conto terzi, cioè per il fatto di aiutare la Russia. I cinesi, tra l’altro, in questo momento dopo il Covid hanno un’economia che non va molto bene. Si sta poi assistendo a un ritorno del virus, tanto che vengono chiuse di nuovo intere città, e tutto questo ha un costo economico, perché così si chiudono anche le aziende.
Proprio durante l’incontro di Roma 13 jet militari cinesi hanno sconfinato nella zona di difesa aerea di Taiwan. C’è qualche collegamento con l’Ucraina?
È un fatto di routine. Certamente fanno questi sconfinamenti quando ci sono incontri diplomatici come quello di Roma per ribadire che la questione Taiwan è sempre aperta, ma non lo collegherei all’Ucraina. Anche qui in Cina ci sono opinioni diverse a tal proposito.
(Paolo Vites)
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