Il ministro della Sicurezza del Regno Unito, Tom Tugendhat, ha dichiarato che la Cina, con TikTok, è in grado di “influenzare le giovani menti e potrebbe rappresentare una minaccia a lungo termine che potrebbe degradare la nostra sovranità”. Le sue parole sono state riprese dal “Daily Mail”: “Per troppo tempo le interferenze straniere si sono lentamente insinuate nella democrazia britannica, ma sono le minacce strategiche alla nostra democrazia, perché gli atti fanno parte di una campagna sistemica di lungo periodo per degradare la nostra sovranità, che mi preoccupano di più”.



Tugendhat ha osservato che altri Paesi, tra cui Cina, Russia e Iran, potrebbero sfidare la democrazia occidentale attraverso la tecnologia, visto il crescente numero di giovani che si affida a TikTok e ad altri social media come principale fonte di informazione. I giovani “sono impegnati in siti governati da algoritmi programmati da Stati stranieri, che modellano ciò a cui sono esposti – ha detto –. Un terzo dei votanti per la prima volta riceverà notizie da organizzazioni composte da membri del Partito comunista cinese o da algoritmi che non possiamo interrogare o controllare. I contenuti di queste piattaforme influenzeranno le menti”.



MINISTRO UK “LA CINA PUÒ USARE TIKTOK PER INFLUENZARE I GIOVANI”

Tuttavia, scrive ancora il “Daily Mail”, vale la pena di notare che “gli Stati stranieri hanno un notevole controllo sugli algoritmi, che sono i redattori di queste fonti. La realtà è che il controllo editoriale è esercitato da algoritmi che sono programmati da individui. L’idea che si tratti di decisioni editoriali controllate scientificamente da attori neutrali non lo è, è una scelta”.

Un portavoce di TikTok, in merito alle dichiarazioni contro la Cina da parte del ministro britannico, ha detto: “TikTok è una piattaforma indipendente, con un team di leadership globale. Siamo trasparenti su come funziona il nostro sistema di raccomandazioni e pubblichiamo regolarmente rapporti di trasparenza che dimostrano la nostra moderazione dei contenuti nella pratica. Stiamo lavorando per fornire a ricercatori, accademici e società civile un accesso ancora maggiore ai dati sui contenuti e sulle attività della nostra piattaforma”.