La Cina sta scontando le conseguenze della decisione di rinunciare ai vaccini anti-Covid basati sull’mRna e della rivalità con la statunitense Moderna. Nel Paese, infatti, sono somministrati esclusivamente i vaccini locali Sinopharm e Sinovac basati sulla cosiddetta tecnologia a virus inattivato, che però è dimostrata inefficace contro le varianti Omicron del Coronavirus. È quanto espone il Sole24Ore, che sottolinea la volontà del presidente cinese Xi Jinping di proseguire sulla strada delle quarantene per rincorrere l’obiettivo “zero contagi”, una linea che è stata ribadita dallo stesso presidente durante il discorso di apertura del Congresso nazionale del Partito.



Mentre in Cina l’applicazione inflessibile delle quarantene sta provocando conseguenze pesanti sull’economia del Paese, la campagna di somministrazione dei vaccini a mRna in Europa e negli Stati Uniti hanno permesso di allentare le restrizioni e consentire la riapertura delle attività commerciali e produttive. Oltre all’inefficacia dei vaccini cinesi basati sul virus inattivato, il Sole24Ore riporta anche che in Cina fino a sei mesi fa il 43% delle persone over 60 non aveva ancora ricevuto la terza dose e il 38% non aveva mai ricevuto la prima dose di vaccino.



Cina, vaccini inefficaci contro le varianti Omicron del Coronavirus: lo scontro con Moderna

In Cina, la campagna vaccinale stenta a raggiungere la popolazione più fragile e i vaccini prodotti nel Paese risultano inefficaci contro le varianti Omicron, rendendo di fatto estremamente difficile ridurre la carica virale. E le continue quarantene costituiscono una minaccia per l’economia locale. La Cina ha cercato di introdurre i vaccini a mRna affidandone lo sviluppo a BeiGene, colosso del settore biotech, in alternativa a quelli messi a punto da Moderna e BioNTech, scontrandosi però con tempistiche molto lunghe e le problematiche della produzione su larga scala.



Da parte di Moderna è arrivato il rifiuto di rivelare alla Cina la formulazione la tecnologia del suo vaccino e l’acquisto diretto si tradurrebbe in un onere economico molto pesante da sostenere. La rivalità tra Cina e Stati Uniti in campo medico e di medicinali salvavita, come si legge su il Sole24Ore, non riguarda solamente i vaccini. A essere stato penalizzato da questa situazione tra le due superpotenze e dalle rigidissime regole della quarantena è anche un farmaco antitumorale, il Tislelizumab sviluppato da BeiGene. La statunitense Food and Drug Administration ne ha infatti rimandato l’approvazione perché, secondo fonti cinesi citate da ilSole24Ore, non era intenzionato a inviare degli ispettori che al loro arrivo avrebbero dovuto osservare tre settimane di quarantena, prima di poter ispezionare gli impianti del colosso farmaceutico.