Non solo accordi commerciali e partnership geopolitiche sull’asse Cina-Italia ha visto ieri come protagonista il Ministro degli Esteri di Pechino in visita nel nostro Paese nella prima uscita extra-Cina dopo l’emergenza Covid: secondo quanto riportato da Paolo Rodari su Repubblica, seppur non vi sia stato alcun incontro ufficiale tra Wang Yi e il “ministro” della diplomazia vaticana Mons. Paul Gallagher, sarebbero proseguiti i dialoghi diplomatici tra Vaticano e Cina in vista della scadenza per la nomina dei vescovi il prossimo 22 settembre. «Non è stato programmato alcun incontro ufficiale», ribadiscono le fonti della Santa Sede contattate dallo stesso Rodari: eppure secondo il portale Religion Digital un possibile incontro dovrebbe esserci stato presso l’ambasciata cinese in Italia. Gli sforzi per chiudere l’accordo tra Cina e Vaticano sono al massimo della tensione, con poche conferme ufficiali ma molte “voci” che ribadiscono l’intento della Chiesa di ogni possibile apertura per permettere la nomina dei vescovi in maniera concordata e non imposta dal Governo di Pechino.



SUPERATO LO “SCANDALO” HACKER?

Nel loro precedente incontro di 6 mesi fa in Germania, Mons. Paul Richard Gallagher e Wang Yi avevano dialogato su diversi punti e la distanza sembrava ridotta, poi però il semi-scandalo dell’attacco hacker cinese alla Santa Sede aveva raffreddato gli animi. Ora, scrive ancora Repubblica citando il portale cattolico cinese “Xinde Press” «c’è la volontà di proseguire il dialogo istituzionale per favorire “la vita della Chiesa cattolica e il bene del popolo cinese”». Al netto degli scontri a Hong Kong e dopo l’hackeraggio, una parola che ha riposto serenità nel dialogo fitto tra Cina e Vaticano è arrivata da monsignor Havier Herrera Corona, capo della Missione di studio della Santa Sede di Hong Kong: «la Santa Sede non discute informazioni relative ai negoziati attraverso canali elettronici». Un modo più che inequivocabile di costante apertura e dialogo che la Santa Sede intende porre nei confronti della chiesa cinese. Papa Francesco, come ha ribadito di recente un articolo dell’Avvenire che si è speso in favore dell’accordo sino-vaticano, vuole il bene dei cattolici in Cina e per questo assieme alla diplomazia romana sta cercando di porre un confronto stabile con il Governo comunista: come scriveva Giovanni Battista Chang sull’Avvenire dei giorni scorsi «Ci auguriamo sinceramente e preghiamo che l’Accordo venga rinnovato, poiché ciò è nell’interesse di 1,4 miliardi di cinesi e 1,3 miliardi di cattolici nel mondo. Preghiamo anche che la Santa Sede e la Cina continuino il loro impegno nel dialogo, per superare le difficoltà nei negoziati. Solo in questo modo la Chiesa in Cina potrà trovare un vero aiuto nel suo sforzo di risolvere i problemi storici ancora aperti».

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