Il governo della Cina, secondo quanto racconta il sito InsidePaper citando l’AFP (agenzia di stampa francese), avrebbe inviato a tutte le ambasciate occidentali una nota chiedendo la rimozione di tutti i cartelli espressamente politici dai loro ingressi. Pechino dal conto suo avrebbe confermato di aver avanzato la richiesta, lamentando lo scarso rispetto per le leggi cinesi sul suo territorio, ma di contro sembra anche che nessuna delle ambasciate sia intenzionata ad accettarla. Non è chiaro, tuttavia, a che tipo di cartelli politici si riferisca la Cina con la sua richiesta di rimozione, perché sembra che la nota non fosse chiara a riguardo.
La richiesta della Cina alle ambasciate di Pechino
La richiesta della Cina sembra essere pervenuta a tutte le ambasciate occidentali che hanno sede a Pechino, capitale cinese, indistintamente dal fatto che sulla loro facciata abbiano o meno apposto un qualche cartello. Davanti alle varie sedi diplomatiche occidentali, dall’invasione della Russia in Ucraina, sono stati appese diverse bandiere ucraine con messaggi di sostegno a Kiev, mentre in questi giorni numerose ambasciate hanno anche deciso di manifestare a favore della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia.
Un funzionario della Cina, rispondendo alle richieste dell’AFP, ha confermato l’invio della richiesta, sottolineando come le ambasciate straniere “hanno l’obbligo di rispettare le leggi e i regolamenti cinesi”. Similmente, un portavoce del ministro degli Esteri ha sottolineato la necessità per le ambasciate di operare “in conformità con la Convenzione di Vienna” che riporta testuale l’obbligo di “non interferire negli affari interni”. Di contro, la stessa convenzione citata dalla Cina non proibisce in alcun modo di esporre cartelli o segnali politici. Le ambasciate non sono intenzionate, per ora, a rimuovere alcun cartello, sia pro Ucraina che pro LGBT, sottolineando proprio che la loro affissione non costituisce una violazione della Convenzione di Vienna, pertanto “non c’è motivo per noi di reagire a questa nota o di modificare la nostra politica” ha detto un funzionario anonimo.