Si inaspriscono i rapporti tra Matteo Salvini e la Cina. Dopo aver ignorato un primo attacco da parte del leader della Lega, Pechino è passata al contrattacco. Tutto ha avuto inizio tre settimane fa, quando Salvini ha parlato di “processo di Norimberga” nei confronti della Cina per la pandemia di Covid. Il paese asiatico ha lasciato correre, poi però ha deciso di intervenire in seguito al flash mob del leader del Carroccio che si è tenuto mercoledì di fronte all’ambasciata in protesta contro la repressione a Hong Kong e la legge sulla sicurezza varata a Pechino. Pur senza mai citare Salvini, l’ambasciata ha replicato esprimendo il suo «forte scontento e disappunto» per le «accuse gratuite» ricevute da «alcuni politici italiani». Il riferimento è a Salvini e la conferma arriva quando si cita della nuova sulla legge sulla sicurezza. L’ambasciata cinese infatti ha spiegato che l’obiettivo è «tutelare la sovranità, la sicurezza nazionale e gli interessi di sviluppo», temi in teoria cari a Salvini. Quindi è stata lanciata l’accusa di doppiopesismo e incoerenza: «Tali politici, che avevano denunciato gli atti di violenza e criminalità che hanno avuto luogo sul territorio italiano e avanzato proposte volte a rafforzare le misure legislative in materia di ordine pubblico, di fronte alle deliberate violazioni della legge da parte dei violenti di Hong Kong fingono invece di non vedere e non sentire». In questo caso il riferimento è ai decreti Sicurezza promossi da Salvini quando era ministro dell’Interno.



LITA TRA CINA E SALVINI PER HONG KONG

«I suddetti politici applicano due pesi e due misure a quanto sta avvenendo a Hong Kong, mettendo in scena lo spettacolo cui abbiamo assistito con dispiacere», ha proseguito l’ambasciata cinese nel comunicato diramato. Matteo Salvini ovviamente non è rimasto a guardare, infatti ha risposto duramente attraverso i microfoni di Radio Radicale: «Ieri abbiamo manifestato davanti l’Ambasciata cinese e oggi l’Ambasciata cinese ha reagito con delle minacce, non mi mette paura qualche diplomatico». Successivamente ha diffuso la nota congiunta col vice Giancarlo Giorgietti, che è anche responsabile Esteri della Lega. «L’ambasciata cinese non si azzardi a paragonare la Cina all’Italia. A Pechino non esistono partiti alternativi a quello comunista, l’opposizione è imbavagliata, a Hong Kong vengono arrestati perfino i ragazzini con inaudita violenza». A proposito invece del riferimento ai decreti Sicurezza, non citati esplicitamente, hanno scritto: «Ricordiamo che in Italia le leggi sono approvate da un Parlamento democraticamente eletto e non ratificate dall’Assemblea nazionale del popolo piegata al Partito comunista». Non è mancato un attacco al governo italiano: «Più grave e vergognoso del comunicato c’è solo il silenzio del nostro governo sui fatti di Hong Kong». Dello stesso avviso è la giornalista e scrittrice Annalisa Chirico che in merito alla vicenda ha twittato: «L’ambasciata cinese in ITA pensa che Roma sia Pechino ma da noi le persone possono manifestare senza ricevere velate minacce. Gravissime le parole vs. il sen. Matteo Salvini e il silenzio delle forze cosiddette ‘democratiche’. Dalla parte della libertà e del pluralismo, sempre».



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