In occasione del 70esimo anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese – 1° ottobre del 1949 ad opera Mao – si è svolta una delle più imponenti e significative parate militari nella storia della Cina che, congiuntamente al discorso del presidente cinese Xi Jinping e al Libro bianco, riveste un significato di grande rilevanza sia geopolitico sia geostrategico.



Per quanto riguarda la parata, la presenza di 160 caccia e di missili balistici intercontinentali, supersonici e ipersonici, ha una valenza, oltre che di natura militare volta a dimostrare la potenza militare offensiva cinese, simbolica di deterrenza a livello globale. Al di là del richiamo, in parte certamente retorico, alla millenaria storia cinese gli assi portanti della sua riflessione sono agevolmente individuabili.



Scardinando i presupposti occidentali, sia sul piano politico che morale di matrice relativista e pluralista, il primo asse portante attorno al quale ha gravitato il discorso di Xi Jinping è la rilevanza della centralizzazione politica possibile grazie al Partito comunista, che salvaguarda l’unità in senso ampio della Cina evitando una pericolosa deriva che porterebbe alla divisione e alla disintegrazione alla quale aspirano gli avversari storici della Cina (come per esempio gli Stati Uniti). A tale proposito ha precisato che la Cina si batterà per la “completa riunificazione” del Paese: affermazione questa che rappresenta una precisa convinzione geopolitica, e cioè che solo una sovranità territoriale che includa Taiwan ma anche Hong Kong, pur preservando l’eccezionalità sia giuridica che economica di quest’ultima, possa garantire alla Cina il consolidamento della sua potenza economica e militare.



Il secondo asse portante è stato quello di sottolineare la legittimità della proiezione di potenza cinese affermando esplicitamente che non esiste “forza che possa scuotere le fondamenta di questa grande nazione. Nessuna forza può fermare il popolo e la nazione cinese dal continuare nei propri progressi”. Ebbene, non c’è dubbio che la Cina abbia ampiamente dimostrato di essere ormai una potenza su scala globale, come dimostra la Nuova Via Della Seta, pur nella sua problematicità, e non c’è un dubbio che la Cina voglia consolidare la sua proiezione globale non solo controllando il Tibet e lo Xinjiang ma potenziando la sua Marina militare e attuando una logica di espansione in Africa, ponendo in essere una maggiore sinergia con la Russia in funzione anti americana e anti atlantica, pianificando una proiezione di potenza nel Sud est asiatico e investendo nella competizione tecnologica come quella relativa ai cavi sottomarini e al 5G.