Come Mao Tzedong, come Deng Xiaoping: da ieri, se ce ne fosse ancora bisogno di una conferma, il Presidente della Cina Xi Jinping è elevato a “imperatore-marxista” del XXI secolo. Al prossimo raduno virtuale con il Presidente Usa Joe Biden previsto per lunedì – per iniziare a dirimere i nodi enormi su geopolitica, ambiente, guerre e commercio – si presenterà un “nuovo” Xi appena investito dal Plenum del Partito Comunista Cinese al rango di “imperatore a vita”.



«Il compagno Xi e il suo pensiero sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era rappresentano il marxismo contemporaneo, il marxismo del XXI secolo, e l’essenza della cultura e dello spirito cinesi», si legge nel comunicato in pompa magna pubblicato da Pechino dopo 4 giorni di lavoro, rigorosamente a porte chiuse. Il Plenum, atteso da mesi per consegnare alla Cina il “nuovo” leader imperituro e per rinnovare l’impegno a divenire l’unica vera superpotenza mondiale (nei sogni dei cinesi, ndr), ha approvato la “risoluzione storica” del suo Presidente: Xi Jinping diviene ora la «figura centrale e ruolo guida come nucleo del Comitato Centrale del PCC».



COSA CAMBIA ORA PER LA CINA (E NON SOLO)

Perché è così importante tale risoluzione? Perché si tratta della terza in cento anni di storia del Partito: segue quella del 1945 con Mao e del 1981 con Deng. In questo modo Xi Jinping invece che ritirarsi come vorrebbe la “legge cinese” al termine del suo secondo mandato quinquinnale (scade nel 2022), rimarrà come leader supremo in pratica a vita. Via dal 2018 i vincoli del Parlamento sui limiti del mandato presidenziale e con il Plenum del 2021 conclusi in questi termini, nel prossimo Congresso del Partito previsto nel secondo semestre 2022 Xi potrà preparare al meglio il “rimpasto” della sua leadership tra nuovi “epurati” e innesti. «Un consolidamento del suo potere straordinario», spiega a “Repubblica” Nis Grünberg, analista del Merics (uno dei think thank più influenti sul mondo Cina); tale consenso servirà a Xi «per circondarsi di quanti più alleati possibili per superare le crisi dell’economia, quella energetica, per portare il Paese fuori dal Covid e per fronteggiare Usa e alleati nell’Indo-Pacifico». Ora, forte dell’appoggio totale e pieno del Partito, il leader “supremo” si appresta a concedere più cooperazione e dialogo al corrispettivo americano Joe Biden: insomma, la “partita” per il futuro è appena cominciata.

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