In Cina, secondo una lunga analisi condotta dal Giornale, si inizia sempre di più a serbare un certo rancore nei confronti di Xi Jinping, il presidente in carica dal 2013. Come spesso accade, per via della pesante censura che pende sui cittadini che provano ad usare i social occidentali, non vi sono effettive e documentate prove del dissenso, anche perché potrebbero implicare eventuali ritorsioni, ma i social cinesi sono sempre più gremiti di critiche, più o meno dirette.
A pensare particolarmente sulla presidenza di Xi Jinping c’è stato sicuramente il covid, periodo buio che in Cina ha assunto i tratti del più distopico dei romanzi. Emblematico il caso Foxconn, fabbrica statale a cui venne imposto un lockdown a causa del virus, con gli operai che non si sarebbero potuto allontanare dalla sede di lavoro, e che si tramutò in una rivolta, con gli agenti di polizia che lasciarono le loro posizioni. Subito dopo, inoltre, Xi Jinping annunciò l’interruzione di tutte le limitazioni covid in Cina, pochissimi giorni dopo aver rilanciato la necessità di ogni azione possibile per fermare l’epidemia.
La Cina della disoccupazione, il caso Alibaba e la crisi immobiliare
Insomma, il covid ha giocato un ruolo sicuramente centrale della perdita di consenso, in Cina, per Xi Jinping, ma emblematico è anche il caso Alibaba, uno dei più importanti ecommerce mondiali. Per una certa gelosia nei confronti del CEO Jack Ma, osannato come un imperatore dai suoi dipendenti, il presidente lo fece convocare. Sparì misteriosamente per 3 mesi, e quando riapparse licenziò circa 20 mila dipendenti, non assumendone più nessuno e riducendo il volume dei suoi affari.
Così, 20mila persone in Cina si sono trovare senza lavoro, accentuando ulteriormente una delle crisi di cui viene accusato Xi Jinping, ovvero la disoccupazione. I dati ufficiali parlano del 21,3% per i giovani tra i 16 e i 24 anni, mentre alcune stime la danno al 30%. Così come sono sempre di più i giovani a non trovare lavoro, però, si assiste anche ad una generale crisi del mercato immobiliare. Si stima che in Cina, attualmente, ci sono 65 milioni di appartamenti vuoti, finanziati da Xi Jinping contraendo enormi debiti, che ovviamente hanno ridotto l’economa, ed aumentando i costi fiscali.