L’azienda cinese Foxconn è la più grande produttrice di iPhone del mondo. Vi lavorano oltre 200mila operai, che producono il 70% degli smartphone spediti da Apple in tutto il mondo, e in condizioni tutt’altro che dignitose: basse retribuzioni, turni di lavoro massacranti e alto tasso di suicidi. A tutto questo si aggiunge adesso la pandemia, che per via della politica della tolleranza zero imposta dal governo cinese ha costretto migliaia di operai a rimanere rinchiusi negli stabilimenti, con il rischio di contagiarsi fra loro. Si sono registrati violenti scontri con la polizia, cosa che in Cina si vede raramente.
“È un dato di fatto che la politica cinese di tolleranza zero, se è vero che ha ridotto i contagi, si sta però dimostrando rovinosa dal punto di vista economico” ci ha detto in questa intervista Massimo Introvigne, sociologo, fondatore del Cesnur e del sito Bitter Winter. “Ma soprattutto spinge sempre più persone a contestarla. Il problema è che per Xi Jinping, una volta che viene applicato un dogma, secondo l’ideologia marxista a cui lui fa riferimento, tale dogma non si può più eliminare, anche se si dimostra controproducente”.
Si è registrato nelle ultime ore il più alto numero di contagi da Covid in Cina da quando è iniziata la pandemia nel 2020: si contano 31.444 casi, di cui 27.517 asintomatici. Sono numeri minimi, se pensiamo a quelli che abbiamo vissuto noi e soprattutto se rapportati a un Paese che conta quasi un miliardo e mezzo di abitanti. Eppure la politica di tolleranza zero continua, come si spiega?
Si spiega con il dogmatismo assoluto del regime cinese. C’è poi un fenomeno curioso che riguarda la Borsa cinese, un andamento schizofrenico.
Di cosa si tratta?
Nelle ultime settimane si sono letti sulla stampa cinese, che come sappiamo è tutta controllata dal Partito comunista, annunci di possibili modifiche alla politica zero Covid. In quelle occasioni si è vista la Borsa schizzare verso l’alto. Pochi giorni dopo il Comitato centrale ha smentito queste notizie e la Borsa è scesa. Non si capisce il perché di questi annunci, non lo capiscono neanche gli analisti economici specializzati in cose cinesi.
Tutti sanno che, se la politica zero Covid venisse rivista, le Borse salirebbero. Lo sa anche Xi Jinping?
Certo, lo sa anche Xi Jinping. E questi annunci potrebbero essere indice di un dissenso all’interno al Comitato centrale, ma naturalmente non lo sappiamo. Di fatto, i costi di questa politica sono rovinosi e non servono a limitare il Covid. Lo si è capito osservando le esperienze di altri Paesi, Italia compresa. Questa politica contiene sicuramente i contagi, perché i numeri sono piccoli e anche il numero dei morti, qualora fosse anche maggiore di quelli dichiarati, sarebbe minimo, ma il virus non viene eliminato come si vorrebbe. Quello che è certo è che questa politica danneggia l’economia.
C’è stata una grande rivolta degli operai che lavorano alla Foxconn, azienda che produce iPhone per conto di Apple, legata anche a problemi sindacali. Sono scene che non siamo abituati a vedere in Cina. Sta succedendo qualcosa di inedito?
È una rivolta che fa seguito ad altre accadute in Tibet e di cui abbiamo parlato solo noi grazie a persone che collaborano con noi in loco. La gestione zero Covid anche in un Paese autoritario è difficilissima. Le persone vengono ammassate in campi che sono campi di concentramento. Viene rinchiuso chiunque, anche se abita soltanto nello stesso condominio di un contagiato o è un parente fino al terzo grado di un positivo. Abbiamo pubblicato immagini in cui si vede la polizia che fa retate e porta queste persone in questi campi dove sono ammassate come bestie. E lì inevitabilmente si contagiano.
Ci sono state rivolte anche in Tibet?
Sì, però prontamente represse e con il divieto assoluto per i tibetani di accedere ai social. Qualche immagine è riuscita a filtrare, nonostante il primo provvedimento che prendono le autorità cinesi sia chiudere i canali social, in modo che nessuno venga a conoscenza della situazione. In certi quartieri della capitale Lhasa hanno portato via quasi tutta la popolazione. Quelli rimasti non sono autorizzati a uscire neanche per fare la spesa. La polizia lascia sacchetti di cibo per le strade e la popolazione può uscire per un massimo di dieci minuti: si vedono persone litigarsi e strapparsi di mano questi sacchetti che contengono solo poche manciate di riso.
La gente però non ci sta alla politica della tolleranza zero. È possibile che la situazione sociale possa sfuggire di mano al governo cinese?
Come nel caso della Foxconn, gli operai vengono rinchiusi dentro, senza la possibilità di poter tornare a casa. Per quanto riguarda le rivolte, come abbiamo già detto altre volte, c’è un aspetto dogmatico basato sui princìpi del marxismo: dopo che il Pcc ha emanato un provvedimento, non si torna indietro. Ma se la situazione andrà avanti così, sicuramente il governo cinese finirà per pagare un prezzo.
(Paolo Vites)
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