Probabilmente consapevoli che è inutile combattere (almeno per qualche settimana) con la “corazzata” Pixar di Wall-E, i distributori sembrano mantenere scelte di basso profilo nelle uscite di questo week-end, anche per non rubare troppo la scena al Festival di Roma.

Alcuni attori che impersonano dei soldati americani in VietNam pensano di essere sul set di un film, ma i contrabbandieri di droga che spadroneggiano nella zona sono convinti di aver a che fare con un reparto dell’esercito. Ovviamente i primi usano pallottole a salve, i secondi quelle vere. L’idea in sé non è male (anche se abbondantemente usata da Hollywood, da I tre amigos a Bug’s Life), e viene anche abbondantemente pompata, con un lunghissimo prologo costituito da finti trailer, notiziari, casting e gossip sui protagonisti. E probabilmente questa è la parte più divertente di Tropic Thunder, con Jack Black, Robert Downey Jr., Ben Stiller (che è anche regista), Nick Nolte e una piccola parte per un irriconoscibile, ma non troppo, Tom Cruise. Perché dopo questo inizio tutto sommato solleticante, al film non resta che aggrapparsi a scene grottesche da demenziale corso di sopravvivenza. E non fa neanche ridere.



Si attacca invece con tutte le sue forze alla canzone di Vasco Rossi, Albakiara di Stefano Salvati, regista che viene da una lunga esperienza nelle clip musicali. Al contrario della romantica canzone del Vasco nazionale, il film vorrebbe essere un ritratto della gioventù odierna, tra musica droga, e sesso, ma la presenza di Raz Degan e del figlio del cantante, Davide Rossi, sa molto di occhiolino al mercato per dire cose che, ahimè, sappiamo tuutti benissimo.



In passerella al Festival del Cinema di Roma invece L’uomo che ama, di Maria Sole Tognazzi, con Pierfrancesco Favino, Kseniya Rappoport e Monica Bellucci: anche una donna bellissima (la Bellucci, appunto), può essere abbandonata, ma sembra volerci dire la regista, anche gli uomini possono piangere per amore.

Vin Diesel, più pelato e muscoloso che mai, al solito interpreta sé stesso in una sorta di incrocio tra Fast and Furious, xXx e Pitch Black: una sorta di mercenario dalla forza erculea in un prossimo futuro deve scortare una misteriosa e bellissima giovane, che non è mai uscita da un monastero della Mongolia, fino a Manhattan. È la trama di Babylon A.D. del francese Mathieu Kassovitz, film foderato di effetti speciali, sparatorie e inseguimenti di cielo, terra e mare.



Chiudiamo con l’unico film che sarebbe un peccato perdere, perlomeno se siete appassionati di musica: è Control di Anton Corbijn, presentato nel 2007 alla Quinzaine des Realisateurs del Festival di Cannes, sulla vita, la breve carriera e la morte di Ian Curtis, leader e fondatore della band britannica dei Joy Division. Un film in bianco e nero, ben interpretato e scandito dalle canzoni malinconiche che preannunciavano la “new wave” del rock inglese.