Consapevoli che il week end sarà dominato da James Bond, le uscite di questa settimana appaiono abbastanza sotto tono: un gradevole film d’animazione tedesco (Tiffany e i tre briganti) su una bambina che viene rapita dall’orfanotrofio da tre loschi (ma non troppo) figuri; un (brutto) film italiano (Un gioco da ragazze) su un argomento molto di moda, la violenza giovanile e le ragazzine che in discoteca mutano pelle e comportamenti. Argomento tragico, ma trattato da questo e altri film (come Albakiara) con morbosità mal mascherata e che al dramma hanno sostituito il sensazionalismo. Ma prima di parlare di Quantum of Solace vale la pena spendere qualche parola su The Burning Plain di Guillermo Arriaga, regista e sceneggiatore  (per il connazionale Alejandro Inarritu aveva scritto Amores Perros, 21 grammi e Babel). Interpretato con un’intensità degna di una nomination da Charlize Theron, il film apre sulla protagonista che lavora in un ristorante sulla costa del Pacifico. Nonostante ostenti professionalità sul posto di lavoro, Sylvia, questo il suo nome, manifesta tutto il suo odio per sé stessa: va a letto col primo che glielo chiede, si procura ferite, cammina senza meta con lo sguardo perso. La scena cambia: da qualche parte ai confini col Messico, due famiglie partecipano a due distinti funerali. Una piange il capofamiglia, l’immigrato Nick, l’altra famiglia la moglie e madre, Gina (Kim Basinger). Nick e Gina avevano una relazione clandestina e il camper dove si incontravano nel deserto è bruciato, uccidendoli insieme. Mariana, figlia di Gina, e Santiago, figlio di Nick, si incontrano di nascosto dalle loro famiglie, per capire cosa sia successo ai rispettivi genitori. Nel terzo quadro una ragazzina messicana, Maria, guarda il padre che dall’aereo sta spargendo fertilizzante su un campo. L’aereo cade e dal letto d’ospedale l’uomo ricoverato con gravi ferite, Santiago, chiede a un amico e alla figlia di andare negli Stati Uniti a svolgere una missione. Le tre storie lentamente convergono, in un crescendo drammatico, ma sensato e svolto con eleganza narrativa, fino a un finale nel quale i protagonisti cercano di rimettere insieme i pezzi di un puzzle rimasti staccati per troppo tempo. Un film che merita di essere visto e discusso.



E quindi, Bond. Quantum of Solace (Un poco di sollievo) è il ventiduesimo della serie ed è tratto da un racconto breve di Ian Fleming, poco più che un abbozzo. Il film comincia dove Casino Royale finisce, con una scena di inseguimento automobilistico tra le gallerie del Lago di Garda, per poi proseguire nelle cave di Carrara e concludersi in un sotterraneo sotto Piazza del Campo, a Siena. Lì Bond incontra M (Judy Dench), per interrogare il misterioso Mr. White; insieme scoprono l’esistenza di una pericolosissima organizzazione segreta il cui scopo è impadronirsi delle risorse della terra. Ma a Bond questo interessa relativamente, perché il suo scopo principale è la vendetta sui colpevoli della morte di Vesper Lynd, la donna che amava. Lo scenario si sposta tra Haiti, l’Africa e altro ancora, coinvolge la CIA e vede l’ascesa e la cattiveria di Mr. Greene, il capo dei cattivi che si nasconde sotto le spoglie di un filantropo. Il film, come era giusto aspettarsi, è ricco di scene veloci, che coinvolgono uomini, macchine, aerei e navi e dove si usano tutte le armi, dalle mani agli esplosivi più letali, ma la sceneggiatura non sa andare molto oltre. La trama è complicata e spesso incomprensibile, tra una scena d’azione e l’altra praticamente non succede niente e il protagonista, Daniel Craig, si limita a fissare un punto nel vuoto coi suoi gelidi occhi blu e la sua faccia inespressiva. Anche il cattivo (Mathieu Amalric) grida e si muove come un ossesso ma non ha niente dello spessore maligno dei suoi predecessori. Il povero Giancarlo Giannini è confinato in una particina slegata da tutto il resto del film; l’unica figura degna di nota alla fine rimane Judy Dench, che sembra la sola ad aver conservato quel minimo di ironia che invece nei vecchi film di Bond veniva sparsa a piene mani. Il film dura solo 105 minuti (la durata più breve di tutta la serie e ben mezz’ora meno del molto più riuscito Casino Royale), comunque più che sufficienti per rendersi conto di tutti i limiti del film.

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