Di Torno a vivere da solo con Jerry Calà c’è da dire che è un film brutto e volgare, che dalla sua non ha neanche quel poco di spontaneità che si poteva apprezzare nel primo film. Transeat.

Saw V, come dice il titolo (“saw” in inglese sta per sega), è il quinto episodio di una saga horror il cui protagonista è facile immaginare quale attrezzo prediliga per le sue performances. Dai manifesti, nei quali si vede che indossa una maschera ottenuta dallo scuoiamento di un viso potete anche intuire il resto.



The Millionaire è un film di Danny Boyle, il regista di Manchester che ha raggiunto la notorietà con lo scioccante Trainspotting, ma anche capace di inaspettata poesia col tenero Millions. Il suo ultimo film, su cui già si vocifera a proposito di Oscar, è la melodrammatica vicenda di un ragazzo che dalle baraccopoli indiane riesce ad arrivare alla finale dell’edizione indiana di “Chi vuol essere milionario”, il popolare quiz televisivo. Ormai tutto il mondo è paese (e i programmi tv, ahimè, sono sempre gli stessi a ogni latitudine), per cui la storia ha forse un minore impatto sul pubblico occidentale; diciamo che è un modo ammiccante di rappresentare l’avventura dell’eroe che a tutti i costi vuole conquistare la bella, e gli interpreti sono meritevoli di un applauso.



Passengers – Mistero ad alta quota sembra uno spin-off della serie televisiva Lost: una psicologa alle prime armi (Anne Hathaway) deve cercare di riportare alla normalità i sopravvissuti a un disastro aereo, ma nei colloqui comincia a intuire che ci sia sotto qualcosa di strano. A dirla così sembra interessante, ma in realtà il film è troppo macchinoso, e anche l’interpretazione della bella Hathaway lascia molto a desiderare. Ma se ormai non potete più fare a meno di Lost, beccatevi anche questo.

La felicità porta fortuna è un film di Mike Leigh, il regista del meraviglioso Segreti e bugie ma anche del deludente Il segreto di Vera Drake. Con questo film Leigh esalta la gioia di vivere, impersonata da una giovane maestra elementare che affronta col sorriso sulle labbra tutta la vita: i lavoro coi bambini, la coabitazione con un’amica, le lezioni per prendere la patente, il corso di flamenco. Ovvio che risulti simpatica (anche perché è carina e sa fare smorfie molto buffe), ma il motivo di tutta quest’allegria rimane oscuro. Viene quasi da dire: contenta lei..



Chiudiamo col film del francese Arnaud Desplechin, Racconto di Natale, che in 150 minuti cerca di comprimere materiale per un serial televisivo da 150 puntate, alla Dinasty. Storie di genitori, figli e nipoti, maòlattie, ripicche, decessi, vendette, affetti incrociati: Desplechin si aiuta molto con tinte forti e colpi di scena (quelli che appunto vanno bene per chiudere la puntata), ma la vicenda resta troppo costruita e le interpretazioni, comunque ammirevoli, della Deneuve e di Mathieu Amalric riescono a rendere più digeribile questo polpettone natalizio.