Le feste sono terminate, ma se ne sentono ancora gli strascichi nella commedia Tutti insieme inevitabilmente con Vince Vaughn (ormai specializzato nei ruoli di coppia) e Reese Witherspoon. I due vestono i panni di una coppia abituata a inventarsi scuse pur di non passare le feste di Natale coi genitori (tutti vivi e tutti separati) e andarsene in vacanza ai tropici. Ma un collegamento televisivo in aeroporto li sbugiarda in diretta, costringendoli a un tour de force familiare da incubo. Vorrebbe essere un film allegro, ma, nonostante gli attori, non è per niente divertente.
Stessa storia per Italians di Giovanni Veronesi, con Carlo Verdone, Sergio Castellitto e Riccardo Scamarcio. Il titolo vorrebbe appoggiarsi al noto libro e all’omonimo forum di Beppe Severgnini, ma il film non va oltre i più beceri luoghi comuni sugli italiani: infingardi, cialtroni, ma, al solito, dal grande cuore. Banalità a piene mani, scarsissimo impegno degli attori (Verdone dovrebbe seriamente ripensare ai suoi ruoli), poche idee, per un film che definire inutile è poco.
Ben altro spessore arriva dai due film americani che esordiscono questa settimana: Milk di Gus Van Sant, tratto da una storia vera, vede Sean Penn in una trasformazione impressionante e magnetica. Harvey Milk, da omosessuale nascosto a New York, si trasferisce negli anni ’70 a San Francisco decidendo di vivere apertamente la sua condizione e contribuisce a fare del quartiere di Castro una zona di richiamo per tutti i gay d’America, fino a diventare (in giacca e cravatta) consigliere comunale della città californiana e contribuendo ad abolire le leggi che volevano togliere i diritti civili agli omosessuali.
Si potrà non essere d’accordo con lo stile di vita del protagonista (e certe scene di effusioni tra Sean Penn e James Franco sono difficili da digerire), ma è comprensibile la presenza del film nella cinquina degli Oscar: Van Sant punta sul mostrare la “normalità” di Milk, che aspira a diventare un amministratore della città per tutelare i diritti dei gay, impegnandosi però per il benessere di tutti i cittadini.
Anche con i mezzucci e le manfrine della politica. Defiance è invece un grande omaggio alla ribellione di un gruppo di ebrei bielorussi durante l’occupazione nazista; due fratelli che misero in piedi una banda armata e per anni riuscirono ad opporsi ai tedeschi. Il film ricrea fedelmente le condizioni precarie di un “popolo clandestino” che arrivò a contare quasi 1500 persone. Uomini e donne che negli anfratti della foresta cercavano di ricreare un minimo di civiltà e che arrivavano, come sovente nella tradizione ebraica, a interrogare e accusare Dio sul motivo di tanto dolore; ma che nella fedeltà alle proprie radici trovavano la fonte della sopravvivenza.
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