Il Comitato di redazione del Tg1 ha criticato attraverso un comunicato leditoriale di Augusto Minzolini, direttore del telegiornale, andato in onda nelledizione delle 20:00 di ieri sera. «Anche questa volta non siamo d’accordo -si legge nella nota del Cdr -. Anche questa volta il direttore ha schierato il Tg1 attraverso un editoriale sul contestato tema della riforma della giustizia sposando esplicitamente le posizioni della maggioranza di governo. Tanto più che – il caso Cosentino insegna – le norme sull’immunità parlamentare non sono state affatto abrogate per tutti i reati connessi all’esercizio delle funzioni politiche. Senza nulla togliere al diritto del direttore Minzolini di esprimere il suo pensiero, ci preoccupa la caratterizzazione politica che la direzione sta imprimendo al Tg1. Uno strappo che contrasta con il ruolo di giornale istituzionale e non governativo caro a tutta la redazione, un ruolo che questo Cdr continuerà a difendere.
Augusto Minzolini ha parlato senza peli sulla lingua dell’immunità parlamentare e della riforma della giustizia. E ha attaccato a testa bassa il procuratore di Palermo Ingroia e tutti coloro che contribuiscono a mantenere quello che considera un “vulnus” nella Costituzione: l’abolizione, appunto, dell’immunità parlamentare
Ve ne proponiamo il testo integrale e il video tratto da Youtube.
“Qualche giorno fa il procuratore di Palermo Ingroia ha giudicato pericolosa la politica del Governo sulla giustizia. Un’analisi sorprendente per un magistrato che si è dato un obiettivo ancora più improprio: quello – sono parole sue – di ‘ribaltare il corso degli eventi’.
Un programma politico che Ingroia ha giustificato con la difesa della Costituzione. Solo che la Costituzione che vuole salvaguardare Ingroia, almeno su un punto sostanziale non è quella originale.
Nella Carta infatti, insieme all’autonomia della Magistratura i padri costituenti, cioè i vari De Gasperi e Togliatti, inserirono l’istituto dell’immunità parlamentare. Non lo fecero perchè erano dei malandrini, ma perchè consideravano quella norma necessaria per evitare che il potere giudiziario arrivasse a condizionare il potere politico.
Insomma l’immunità parlamentare era uno dei fattori di garanzia per assicurare nella nostra Costituzione un equilibrio tra i poteri. Non fu di certo un’idea stravagante, strumenti diversi ma con le stesse finalità sono previsti in Germania, Inghilterra, Spagna e di una immunità beneficiano anche i parlamentari di Strasburgo. D’Alema e Di Pietro ne hanno usufruito recentemente.
Dal ’93 invece l’immunità è stata cancellata dalla nostra Carta costituzionale. Motivo? In quegli anni la classe politica e i partiti per via di Tangentopoli avevano perso la fiducia della gente e l’abolizione dell’immunità fu un modo per dimostrare che i costumi sarebbero cambiati.
Questa operazione mediatica, si trasformò però nei fatti in una sorta di atto di sottomissione della politica alla magistratura. Da allora i gruppi parlamentarei sono affollati di magistrati e ci sono partiti addirittura fondati da magistrati. governi di destra e di sinistra sono caduti sull’onda delle inchieste della magistratura a il parlamento non è riuscito a mettere in cantiere una riforma della giustizia.
Ma a parte le conseguenze, l’abolizione dell’immunità parlamentare ha provocato un vulnus nella costituzione, si è rotto un equilibrio tra poteri e non se ne è creato un altro. Ora c’è da auspicare che quel vulnus, al di là delle dispute nominali su immunità lodi e riforma del sistema giudiziario, sia sanato".