NEW MOON – TWILIGHT – Sarà ugualmente un successo strepitoso annunciato al botteghino, su questo non cè dubbio. Ormai si è capito che la saga cinematografica nata da quella letteraria dellamericana Stephenie Meyer (autrice della quadrilogia composta da Twilight, New Moon, Eclipse e Breaking Dawn) vivrà di rendita del successo, economico e sociologico, del film tratto dal primo romanzo, Twilight.
E vivrà delladorazione e del sostegno incondizionato dei milioni di fan della saga i twilighters sparsi a tutte le latitudini.
Altra questione è stabilire se New Moon, il film appena uscito nelle sale tratto dal secondo romanzo della saga e che ha già registrato il record del film per il quale si sono prenotati il maggior numero di biglietti e che al suo esordio sul grande schermo (di mercoledì!) ha incassato la cifra anchessa record di 1,8 milioni di euro, sia degno, cinematograficamente, di cotanta venerazione. La risposta (mia) è: no.
Partito in sordina per gli addetti ai lavori del settore cinema, a digiuno delle avventure letterarie dei protagonisti Bella Swan (teenager goffa ma profonda e matura interpretata da Kristen Stewart) e del suo amore dannato Edward Cullen (vampiro tenebroso e con modi cavallereschi daltri tempi personificato dal neo sex-symbol Robert Pattinson), anche se molto atteso dalle fan dei romanzi che reclamavano a gran voce e a suon di mail un maggior interesse per la pellicola da parte dei giornali, il primo film Twilight si è rivelato il vero e proprio fenomeno della stagione al cinema dellanno scorso. Facendo dei suoi attori principali delle star mondiali (Kristen Stewart e Robert Pattinson, di cui ovviamente si è poi favoleggiato di un amore fuori set, e forse adesso ci siamo davvero) e facendo salire alle stelle lattesa per il secondo film.
E il terzo. E il quarto (che forse sarà diviso in due parti, come lultimo capitolo della serie di Harry Potter). Ora, il momento è arrivato, ed è impossibile prescindere da un precedente così riuscito per giudicare New Moon.
C’è da dire innanzitutto che il film ha cambiato regista. Dalla Catherine Hardwicke di Twilight, “specializzata” in film su adolescenti (suoi il controverso Thirteen e Lords of Dogtown), si è passati al Chris Weitz di New Moon, che si ricorda invece per About A Boy (riuscito) e La bussola d’oro (meno).
La Hardwicke è stata la scelta azzeccata come regista del primo film in cui oltre a raccontare lo sbocciare dell’amore tra i due protagonisti, si doveva inquadrare la storia in un contesto teen attuale: cuffie bianche dell’iPod alle orecchie, musiche cool, i discorsi in mensa su come passare il weekend, ma anche turbamenti, insicurezze e desideri di cuori giovani. A New Moon non spettava più questo compito, ma quello di mettere zizzania tra i due innamorati (le varie fasi dell’amore tra Bella e Edward, in questo senso, nei romanzi è: nascita dell’amore – Twilight -, crisi – New Moon -, consolidarsi dell’amore – Eclipse -, e apoteosi – Breaking Dawn). E di introdurre un nuovo, potente elemento nella storia, ovvero il capitolo licantropi (di cui fa parte Jacob, interpretato da Taylor Lautner, amico di Bella che in New Moon, quando Edward si allontanerà da lei per non metterne più in pericolo la vita, le starà vicino con l’aspirazione di divenire per lei qualcosa di più).
È stata una scelta precisa dei produttori quella di far dirigere ogni film da un regista diverso, proprio perché ad ogni film corrisponde una diversa fase dell’amore tra Bella e Edward ed era bene che ciò fosse raccontato ogni volta con piglio (cioè regista) diverso.
Ma Chris Weitz si è preso un po’ troppo sul serio nel suo compito di “colui che racconta che Bella e Edward stanno crescendo e che la vita, quindi anche l’amore, non sono sempre tutti rose e fiori”. E questo è il principale difetto del film.
Vero anche che mano a mano che si procede con la storia nei romanzi, la Meyer complica non poco le cose sia a livello di conflitti sentimentali all’interno del triangolo Bella-Edward-Jacob, sia a livello di leggi e affini dei mondi dei vampiri e dei licantropi che vanno a intrecciarsi, intaccarsi e contaminarsi rendendo difficile arrivare fino in fondo tenendo conto di tutte le regole del gioco.
E anche il numero delle pagine dei romanzi cresce progressivamente andando da Twilight a Breaking Dawn.
Facile quindi aspettarsi non solo da New Moon ma anche dai prossimi due film il rischio da una parte dell’eccessiva lunghezza del film, dall’altra di non essere riusciti bene, nel tentativo di condensare la storia del romanzo in un film, tutte le “leggi” e le complicazioni di cui sopra.
Per questi motivi, rispetto a Twilight, New Moon ha perso in ironia e ritmo. “Colpa” di una sceneggiatura (opera, come in Twilight, di Melissa Rosenberg, molto più efficace nel film precedente) che nel tentativo, come spiegavamo, di concentrare l’essenza del romanzo, si è forse troppo focalizzata sui tormenti amorosi (per altro banalizzando un po’ i dialoghi), tralasciando la spiegazione di certi aspetti del mondo dei licantropi (e dei vampiri) e soprattutto perdendo molto per strada l’ironia. Affidata ai personaggi minori, come Mike e Jessica.
Gli stessi Stewart, Pattinson e Lautner, imbrigliati da quella sceneggiatura e da un ritmo volutamente lento ed enfatico dato da Weitz al film (lunghe e statiche inquadrature sui loro volti tormentati), sembrano essere meno a loro agio nei panni dei loro personaggi. Che in alcuni frangenti risultano, ahimé, involontariamente comici: va bene che era lecito che regista e realizzatori vari del film sfruttassero il sex-appeal di Lautner e Pattinson (che ormai scatenano tempeste ormonali globali anche solo con un’alzata di sopracciglio), ma indugiare su alcune loro prestazioni (Jacob che si toglie la maglietta per curare una ferita di Bella con inquadratura celebrativa dal basso all’alto e un po’ troppo tempo speso a onorare l’ingresso in scena, al ralenty, di Pattinson) li ha un po’ ridicolizzati.
Il budget a disposizione di Weitz, divenuto considerevole rispetto a Twilight grazie al successo di quest’ultimo, è stato impiegato principalmente per gli effetti speciali (i giganteschi lupi in cui si trasformano Jacob e i suoi amici) e nella trasferta di lusso in Toscana per una delle scene finali del film. Ma anche in questo caso questi due elementi, invece di rappresentare un plus per il fim,l hanno finito per appesantirlo e rallentarlo (a onor del vero, però, la scena di massa a Montepulciano, alias Volterra, è almeno esteticamente una delle più belle di tutto il film).
Del pacchetto “enfasi esagerata” fa parte anche una colonna sonora molto meno accattivante rispetto a quella di Twilight.
Insomma, la saga è rimandata a giugno, quando vedremo come se l’è cavata David Slade con Eclipse: vedremo cioè se il successo (già da ora prevedibile anche per quel capitolo) oltre ad essere scontato sarà anche meritato.