Milano-Fiuggi: su questo imprevedibile binario viaggiano le nuove storie del cinema italiano. A pochi passi dal Duomo, negli avveniristici ambienti del Boscolo Exedra Hotel, si è svolta lo scorso venerdì 27 novembre la cerimonia di premiazione del Premio Internazionale di Sceneggiatura Family and Italian Style.
Lidea del concorso viene però da un piccolo e insospettabile centro del Lazio, finora conosciuto quasi esclusivamente per le sue acque, che tuttavia da un paio danni ospita un evento unico nel suo genere. Stiamo parlando del Fiuggi Family Festival, il primo Festival che mira a valorizzare storie per un target tanto promettente quanto trascurato: la famiglia, appunto, incastrata tra il cliché pubblicitario del Mulino Bianco e il ritratto distruttivo-depressivo proposto da tanto cinema autoriale italiano.
Lobiettivo del Festival non è solo presentare prodotti finiti, ma anche incoraggiare il cinema nostrano ad aprirsi a nuovi generi e nuovi autori, provenienti anche dalla scrittura televisiva. Perché, come insegna lillustre modello americano, cinema e tv non sono per forza nemici, anzi possono stimolarsi a vicenda nella ricerca della qualità.
I progetti approdati alla short list degli otto finalisti appartenevano a generi diversi, dalla commedia al film danimazione, ormai praticamente estinto nel cinema italiano. Come ha sottolineato il professor Armando Fumagalli, presidente della giuria (composta dal produttore Lux Vide Luca Bernabei, il regista Alessandro D’Alatri, lamministratice delegata di Raicinema Caterina DAmico), le tre storie vincenti hanno un tono di commedia o avventura che può renderle prodotti di grande successo per il pubblico.
Gli autori sono tutti molto giovani, alcuni addirittura esordienti. Il terzetto che ha vinto il primo premio di ventimila euro è nato dallunione di due autrici esordienti (Elisa Rossini e Chiara Rebutto, classe 1983 e 1981) con la penna più esperta di Andrea Valagussa (classe 1975), un curriculum di tutto rispetto nellambito della fiction (Distretto di polizia, Don Matteo).
Abbiamo intervistato i tre vincitori a proposito della loro creatura, Pesto & Cous Cous, la storia dellamore impossibile tra un soldato in partenza per lAfghanistan e una ragazza italo-marocchina che il padre vuol far sposare a tutti i costi.
Come è nata lidea?
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Tutto è partito da un testo di Shakespeare, La bisbetica domata. Abbiamo deciso di mantenere l’idea, presente nella piéce shakesperiana, del matrimonio combinato, voluto dal padre della protagonista. Portando questo elemento al giorno d’oggi abbiamo pensato alla comunità musulmana, in cui l’idea di un matrimonio combinato è ancora presente e l’autorità paterna molto rispettata.
Giuseppe, il nostro protagonista, è nato in una famiglia contemporanea, il padre e la madre sono divorziati, e imparerà a rivalutare un’idea di famiglia più tradizionale proprio grazie all’incontro con Najeeba. Lei, d’altro canto, lotterà contro il volere del padre proprio perché apprezza le bellezze e i valori della società italiana. Pesto & Cous Cous è la storia di un incontro di culture. Purtroppo i quotidiani parlano dell’integrazione solo in casi in cui questa non è avvenuta, sfociando in orribili tragedie. La nostra storia vuole raccontare che l’integrazione è possibile, quando si è disposti ad aprirsi a ciò che di altro e di diverso esiste intorno a noi.
Come è nato il team di scrittura?
È nato nell’ambito del Master in Scrittura e Produzione per la Fiction e il Cinema dell’università Cattolica di Milano, che tutti e tre, anche se in anni diversi, abbiamo frequentato.
Secondo voi, qual è la carta vincente della vostra storia?
Anche se sembra una risposta paradossale, crediamo che il suo pregio maggiore sia quello di essere una storia. Uno dei grossi limiti del cinema nostrano, infatti, è quello di aver perso la sua vocazione narrativa. Pesto & Couscous è invece un prodotto riconoscibile: una commedia romantica, semplice e onesta, con in più la voglia di parlare di un tema importante e attuale come quello dell’integrazione.
Se, come ci auguriamo, la vostra storia diventerà un film, a quale regista italiano vi piacerebbe che fosse affidata?
Giulio Manfredonia, che in Si può fare è stato capace di toccare sia corde comiche che profonde, oppure Paolo Virzì, Luca Lucini, Massimo Venier per la loro capacità di parlare di temi attuali attraverso commedie brillanti e intelligenti, mai volgari.
Quali attori vorreste nella parte dei protagonisti?
Mentre scrivevamo abbiamo pensato a Luca Argentero come protagonista maschile, ma le opzioni sono davvero varie. Per Najeeba, la protagonista marocchina, pensavamo invece a un’esordiente, una ragazza italo-marocchina.
Quali sono secondo voi i limiti e i pregi del cinema italiano recente?
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Chiara ed Elisa: I limiti stanno nel cercare talvolta la risata facile, estemporanea, trattando i temi in modo superficiale. I pregi affiorano quando i nostri film riescono a parlare del mondo d’oggi, di temi attuali senza ridurne la complessità e riuscendo a mantenere un tono delicato e lieve.
Andrea: Andando in controtendenza, mi sembra che il cinema italiano inizi a mostrare qualche importante segnale di risveglio e questo lo imputo proprio alla volontà di tornare a raccontare storie, produrre film di genere, senza avere la pretesa di realizzare film da cineteca oppure opere manifesto.
Quali sono le fasi più difficili nella stesura di una sceneggiatura, e quale il momento di maggiore soddisfazione?
Il momento più difficile è quello in cui bisogna focalizzare l’idea di partenza e darle poi una forma ben strutturata. Una volta che la scaletta e il percorso del protagonista sono chiari, tutto viene molto più facilmente sino alla fine della prima stesura, quando bisogna ricominciare dall’inizio. A questo punto, il problema è che spesso ci si affeziona a ciò che si è scritto e bisogna trovare la forza di essere obiettivi. La maggiore soddisfazione arriva alla fine, quando certe scene fanno ancora ridere, anche dopo l’ennesima lettura.
Come avete fatto ad amalgamare gli stili? Scrivere in modo diverso o simile?
Sinceramente è stato più facile del previsto. Un film è comunque il prodotto di un team di persone, lo sceneggiatore, il regista, gli attori, i tecnici. Non troviamo perciò niente di male che questo lavoro di squadra cominci già nella fase iniziale. Scrivere insieme ad altre persone è stimolante, aiuta a tenere alta la concentrazione e mette continuamente alla prova ciò che si fa.
Grazie Elisa, Chiara e Andrea per averci raccontato la vostra avventura… vi aspettiamo sul grande schermo!
ALCUNI PROTAGONISTI DELLA SERATA
Luca Bernabei (produttore Lux Vide), Antonella Bevere Astrei (presidente del Festival), Marco Eugenio di Giandomenico (presidente del premio e conduttore della serata insieme a Savina Confaloni) e Armando Fumagalli
I VINCITORI DEL FESTIVAL
Elisa Rossini, Chiara Rebutto e Andrea Valagussa (al centro)