Non aspettatevi fanciulle sognanti rinchiuse in castelli o principi su bianchi destrieri. Per il consueto appuntamento natalizio al cinema, Walt Disney questanno torna alle fiabe, ripescando la classica storia del principe trasformato in ranocchio, che solo il bacio di una principessa può rendere di nuovo umano. Ma La principessa e il ranocchio è una fiaba moderna, che si ispira a un classico per presentare temi e personaggi del tutto contemporanei.

Lambientazione, innanzitutto, sorprende piacevolmente: siamo nella New Orleans degli anni Trenta, tra concerti jazz, battelli sul Mississippi e goliardiche feste in maschera, ma anche abissali differenze tra ricchi (bianchi), che vivono in lussuose dimore e non lavorano, e poveri (neri), che abitano in quartieri separati e sgobbano dalla mattina alla sera.

Un accenno di critica sociale? No, perché il padre della protagonista le ha insegnato che lavorare permette di realizzare i propri sogni, non importa dove si è nati. E il cattivone della storia non è un riccastro, ma un mago voodoo, che vuole impossessarsi della città e vendere le anime degli abitanti ai suoi amici dellAldilà servendosi di un servitore (bianco) frustrato e ambizioso.

La seconda sorpresa è la protagonista, Tiana, una ragazza di colore che si presenta come lantitesi delleroina classica delle fiabe: lungi dallessere una principessa che sogna lamore, Tiana lavora come cameriera per guadagnare i soldi necessari ad aprire un ristorante e realizzare così il grande desiderio del padre. Una self-made woman, insomma, che non disdegna i sacrifici pur di fare carriera (intesa naturalmente nel senso positivo di raggiungere un sogno), non ama ballare, mette gli uomini a sminuzzare verdura e, allinizio, bacia il ranocchio solo perché spera che, essendo ricco, la possa aiutare ad aprire il suo ristorante.

Il principe Naveen, da parte sua, è un casanova diseredato dai genitori per aver sperperato il patrimonio, amante della musica ma totalmente disinteressato al verbo lavorare. La tradizione disneyana sintreccia con il modello della commedia romantica americana, giocando con gli equivoci e i travestimenti come già in Aladdin (forse il classico Disney più vicino a questo nuovo film), per costruire una storia damore, ma non solo.

Mamma Odie, una maga centenaria che dimora in una barca sull’albero, rivela ai protagonisti che, per tornare umani, devono prima scoprire di cosa davvero hanno bisogno, che non sempre coincide con il loro desiderio. Tiana è totalmente focalizzata sul lavoro, Naveen vuole sposare una ricca per farsi mantenere; naturalmente la felicità sta nel mezzo, perché realizzare un sogno senza avere accanto la persona amata fa sentire comunque incompleti, mentre sposarsi per soldi… sappiamo da romanzi, film e vita quotidiana che non rende certo felici.

 

Solo ammettendo a se stessi di voler stare insieme, anche a costo di non realizzare i propri sogni, i due protagonisti potranno finalmente tornare umani. Affrontare il tema del lavoro in un family movie è una mossa sorprendente ma indovinata, in un momento storico che incoraggia la gente a desiderare più di ogni cosa lo sgabello di “Affari tuoi” e nel quale stanno tornando di moda i matrimoni d’interesse.

 

In questo senso, il finale del film Disney è lieto ma ironico: Tiana sposa sì il suo principe, ma compra il ristorante con i suoi risparmi… e con l’aiuto di un minaccioso alligatore musicista, che convince i venditori a concludere in fretta l’accordo. E il principe, naturalmente, si mette al lavoro, recuperando la stima dei suoi genitori ma, soprattutto, di se stesso.

 

Il resto è magia Disney: le musiche brillanti, il disegno sempre incantevole, una sceneggiatura di ferro con momenti esilaranti ma anche una sequenza commovente, quando la lucciola Ray (nome scelto in omaggio a Ray Charles?) muore eroicamente per trasformarsi poi in una stella, che brilla accanto all’astro di cui era innamorata.

 

Sarà il fascino del vecchio Sud unito al ritorno alla fiaba, sarà la mano di autori geniali come John Musker e Ron Clements (già registi de “La sirenetta” e “Aladdin”), ma erano molti Natali che non vedevamo un cartoon Disney degno dei tempi che furono. Bentornati, principi e principesse.

 

 


Trailer fornito da Filmtrailer.com