Chi ha vinto il festival di Sanremo? Marco Carta! No… lo ha vinto Lucio Presta agente di Bonolis, De Filippi, Benigni e del direttore musicale della manifestazione.
Bonolis è risorto uscendo dall’inferno berlusconiano per andare a esaltarsi in quello mediatico sanremese. Si è costruito, insieme agli autori, un evento al top dei top. Ha portato modelle e modelli mondiali, conigliette di Playboy, la prima ballerina del mondo. Ha fatto ascoltare un coro polifonico, la musica classica di Mozart, l’opera di Puccini, le lettere di cinque scrittori italiani e il giullare Benigni. Ha portato sul palco come tutor/accompagnatori Lucio Dalla, Vecchioni, Zucchero, D’Alessio, Ornella Vanoni, Teo Teocoli, la Pfm, Gino Paoli, Ranieri, etc., mancava solo Celentano… L’attore Kevin Space e la rockstar Annie Lennox. È mancato solo un calciatore tipo Del Piero o Totti. Cosa volete di più?
La regina della tv! Ed ecco Maria De Filippi che dopo aver sparato a zero su Mediaset dalle pagine dell’Espresso si è presentata come valletta nella serata conclusiva. E chi ha vinto? Il vincitore di Amici! Tutto in famiglia.
Gli ascolti sono stati ottimi per tutte le serate con l’apoteosi della finale: prima parte con quasi il 50% di share e tredicimilioni di spettatori, mentre la seconda parte è arrivata al 64% con più di undicimilioni di teste.
Il direttore di RaiUno, Del Noce, esce a testa alta con il portafogli gonfio: gli investitori pubblicitari hanno accettato alla grande la sfida scommettendo su Bonolis. Pensate, il primo break di sessanta secondi del martedì sera è costato 175.000 euro, e non oso pensare quanto sia costato a Beghelli la telepromozione di 120 secondi prima dell’annuncio della canzone vincitrice.
Rai contenta, Bonolis e fedeli contenti, cosa succederà ora nel mercato dei conduttori? Semplice, se Paolino e Maria resteranno alla corte di Pier Silvio il loro cachet aumenterà notevolmente, sennò andranno in Rai? Facile per Bonolis, molto più difficile per la signora Costanzo: perché lasciare andare alla concorrenza la regina degli ascolti di Mediaset? Non ha senso.
Ritorniamo al Festival. Per ora ho parlato del contenitore che è diventato allo stesso tempo il contenuto svuotando la manifestazione delle canzoni e della musica. Avete sentito le melodie e i avete letto i testi? Assurdi, retorici, inconsistenti e irreali i più. I giornalisti musicali (Corsera e Giornale) avevano massacrato i tre finalisti, ma alla fine Povia ha vinto il premio della critica giornalistica.
Bonolis ha condotto un Festival all’insegna del volemose tutti bene, della par-condicio omosex, della libertà d’espressione, per rimbeccare subito l’Osservatore Romano: la Chiesa mi lasci fare almeno il mio lavoro in pace.
Come dicevo giorni fa la tv è scientifica e niente è fatto a caso e Paolino ha costruito un evento con tutto quello che si poteva permettere, rastrellando il meglio di ciò che lo spettacolo, l’attualità, il business, la moda, il cinema, etc., offrivano.
Un bell’involucro senza contenuto, come affermava su questo giornale Yoda: un grande esempio di relativismo: etico, musicale, estetico.
Il punto è l’audience, gli ascolti, chissenefrega di ciò che passa e che resta, l’importante è capitalizzare (in share e in pubblicità).
Non prendiamo troppo sul serio il mezzo televisivo, e qui la libertà dell’uomo è fondamentale, basta spegnerlo con il telecomando.
Ribadisco però la domanda di un paio di settimane fa: chi ci solleverà da questo nulla, da questa passività?
«Orwell temeva coloro che ci avrebbero privati delle informazioni; Huxley, quelli che ce ne avrebbero date troppe, fino a ridurci alla passività e all’egoismo.
Orwell temeva che la nostra sarebbe stata una civiltà di schiavi; Huxley, che sarebbe stata una cultura cafonesca, ricca solo di sensazioni e di bambinate».
Neil Postman (Divertirsi da morire-Longanesi)