Facciamo un punto della stagione televisiva che sta volgendo al termine. Mentre in Italia veniva fatta morire Eluana, scoppiava la crisi economica, l’Abruzzo era martoriato dal terremoto, gli italiani, lo dico forse superficialmente, cosa guardavano in tv? Anzi cosa continuavano a guardare? I reality ed i talent show. In questa stagione sono stati messi in onda molto presto, nonostante i dati non confortatati della scorsa edizione ed io ed altri critici televisivi avevamo assaporato con somma gioia l’affossamento degli ascolti, ma la mummia è uscita dal sarcofago più viva che mai.



L’Isola dei famosi 6 di Simona Ventura ha avuto uno share medio del 22,50 % con 5.000.000 di telespettatori. Considerando che questa era la sesta edizione e che si è scontrata con Zelig, in Rai si sono baciati i gomiti. Quasi contemporaneamente Mediaset ha mandato in onda La Talpa con uno share del 19% con 3.600.000 teste. Lì invece si sono baciati le mani. Format e struttura del programma sempre identico: vip che cercavano di sopravvivere in un isola sperduta o si eliminavano a vicenda in Sudafrica. Urla, litigi, scazzi, un po’ di peperoncino piccante e voilà.



Di chi ci ricordiamo? Solo della bella Belen Rodriguez che dopo aver salutato il fidanzato Borriello è approdata ad altri lidi. L’exploit dell’Isola ha portato la starlette a condurre Scherzi a parte. Così va il mondo.

Dopo una breve pausa Mediaset è ripartita con il Grande Fratello 9 e La Fattoria. Quest’ ultima è stata sotto le previsioni; 20% di share e 4.000.000 di telespettatori. A Canale 5 si aspettavano sicuramente di più, ma dopo l’eliminazione (concordata?) di Fabrizio Corona, gli ascolti sono scesi a picco. Il fotografo dei vip era stato un colpo mediatico ben assestato, ma visto come è andato si è subito tramutato in un gran fumo con poco arrosto.



Passiamo al GF. Stanca e ripetitiva l’ottava, la nona è stata sapientemente trasformata in un social reality. Il cieco, la barista abbandonata dalla nascita con il padre che si presenta nella casa, l’ormeggiatore, la volontaria dello Zen di Palermo, il clandestino ormai integrato, il panettiere bergamasco, la pasionaria dell’Alitalia, la maggiorata con la sesta di reggiseno. Un successo: il riscatto della gente comune, persone con storie particolari che cercavano di emergere. A parte la pasionaria, che sicuramente deve cercarsi un lavoro vero e non virtuale, nella testa della gente sono rimasti la provocante maggiorata ed il rom vincitore. Il programma ha superato la media del 29% con 6.600.000 teste.

Un’apoteosi di baciamani e gomiti in quel di Cologno.

Cosa dire di tutto ciò? È fin troppo semplice parlare di desiderio di evasione e di riscatto, ma così è stato, il pubblico si è immedesimato nei reality cercando di dimenticare le situazioni contingenti non favorevoli della vita.

Ma la stagione non si esaurisce, abbiamo avuto anche due talent show che hanno realizzato un buon successo. Amici di Maria De Filippi, è ormai una Ferrari della tv. Il programma è inappuntabile, realizzato molto bene, condotto superbamente. La De Filippi è il re Mida di Mediaset, ed ha ottenuto una media del 25% di share con più di 5.500.000 telespettatori. Ma non è finita qui, Marco Carta, vincitore della scorsa edizione ha stravinto al Festival di Sanremo, il cd musicale di Amici è stato a lungo in vetta alle classifiche, mentre il tour-concerto sta riempiendo le piazze.

Anche X-Factor, sempre con l’eterna Simona Ventura, che ha deciso di lasciare, è cresciuto consolidandosi con il 14,40 % e con 3.200.000 teste. Un format ben fatto, una buonissima fotografia e regia. Un inaspettato e sorprendente ex dj Francesco come presentatore. Cosa dire di questi talent show? A parte gli scarsi litigi con gli insegnati, anche qui il pubblico si è immedesimato, ma con l’obbiettivo di emergere, di portare alla luce del sole i propri talenti, di avere la possibilità della vita. L’esempio incoraggiante di Marco Carta da una speranza a tutti i coraggiosi talentuosi.

Come chiudere? Dicendo che la tv non è educativa? Roba vecchia. I reality lanciano un messaggio virtuale e non reale? Sono il simbolo di una società malata? Il punto è l’uomo, il suo IO.

Mi ha molto colpito l’articolo di Pigi Colognesi apparso su queste pagine il 15 maggio con il titolo Chi può rompere il guscio dell’ IO?. Il punto è come l’IO malato si può risollevare dal marasma e da i condizionamenti in cui vive? Scrive Colognesi: Guardandosi dentro, infatti, l’Io scopre un’infinita sete, un bisogno struggente. E analizzandosi si addentra in una complessità sempre più inestricabile, il «guazzabuglio del cuore umano» di cui parlava Manzoni. Bisogno e complessità di fronte ai quali non è semplice stare. Ed è proprio per questa paura di guardare sé fino in fondo che l’Io fugge in immagini virtuali e fittizie. Non ce la fa proprio a tenere fisso lo sguardo sul proprio intimo. A meno che non si senta guardato con ammirazione, speranza, incoraggiamento. Proprio come un padre guarda soddisfatto il figlio che cresce. Insieme al padre (Padre) il bambino ha il coraggio di entrare anche nella stanza del suo Io.