Nuova provocazione di Michael Moore. Nelle sale Usa è uscito il trailer del suo prossimo documentario-denuncia sulle “malefatte” di Wall Street in cui il regista chiede ironicamente al pubblico di ‘aprire generosamente il portafogli’ per aiutare le vittime della recessione. Vittime che non sono in questo caso gli operai di Gm licenziati come in ‘Roger and Me’ o gli americani senza mutua di ‘Sicko’, ma ‘Citibank, Bank of America, AIG, Goldman Sachs, J.P. Morgan’ e i loro Ceo in difficolta’. ‘Sono Michael Moore. Anziche’ perder tempo a parlarvi del mio film, vorrei chiedervi di aiutare i nostri concittadini. La crisi ha danneggiato molti. Molti non hanno altra scelta che rivolgersi alle agenzie federali, ma c’e’ un limite a quel che puo’ fare il governo’, afferma il regista: ‘Ecco perche’ vi chiedo di aprire il portafogli. Donate generosamente. So quel che state per dirmi: abbiamo gia’ dato con il bailout. So che lo avete fatto. Ma anche se avete dato in passato, donate di nuovo. Vi fara’ sentire… bene’. Il trailer e’ stato proiettato in varie sale a Los Angeles, Chicago, New York, Washington. Quando si sono accese le luci alcune ‘maschere’ con la maglietta dell’organizzazione di Moore ‘Save our Ceo’ sono passate tra gli spettatori raccogliendo contributi che, per la verita’, sono stati poi ‘girati’ a organizzazioni caritatevoli. Nel film, che ancora non ha un titolo ma dovrebbe uscire in autunno nei cinema Usa, Moore usera’ l’arma della satira per denunciare l’avidita’ dei Ceo di Wall Street che hanno messo in ginocchio l’economia americana: ‘I ricchi – ha spiegato qualche settimana fa – hanno deciso a un certo punto che non erano abbastanza ricchi. Volevano molto di piu’ e hanno cominciato a depredare gli americani dei loro sudati risparmi’. Nel 2007 a Cannes, Moore aveva annunciato che il suo prossimo film sarebbe stato un sequel di ‘Fahrenheit 9/11′. Il regista ha poi deciso di puntare i riflettori sulla crisi economica dopo l’elezione di Barack Obama alla Casa Bianca e quando gli effetti del crac di Wall Street hanno cominciato ad avere ripercussioni sulla sua Flint, la citta’ dell’auto a nord di Detroit che oggi conta piu’ disoccupati che operai.



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