Ambientato in una Gran Bretagna bacchettona (come non lo è mai stata, a dir la verità), I Love Radio Rock di Richard Curtis riporta il calendario al 1966, quando la BBC riteneva che un’ora al giorno di musica pop in radio fosse fin troppo, per le orecchie dei sudditi di Sua Maestà. Così, su una nave al largo delle coste, assistiamo all’educazione sentimentale e musicale di un ragazzo, ad opera della saggezza rock di tre squinternati dj. Divertente (ma si sarebbe potuto fare di più), bravissimi i tre protagonisti (Philip Seymour Hoffman, Bill Nighy e Kenneth Branagh), ma soprattutto colonna sonora praticamente irresistibile
Dopo la fortunata esperienza di Un’estate al mare, con cui lo scorso anno la premiata ditta Vanzina ha riproposto in chiave moderna i film vacanzieri stile anni ’60, si torna a ridere (anche meno volgarmente di quanto si potrebbe pensare) in compagnia dell’allegra comitiva che interpreta Un’estate ai Caraibi. Vecchie conoscenze (Enrico Brignano, Biagio Izzo e Alena Seredova) e nuovi arrivi (Enrico Bertolino, Carlo Buccirosso, Maurizio Mattioli, Paolo Ruffini e Martina Stella) con il solito copione (equivoci, corna, vicinanze forzate). Ma vedere Proietti recitare anche il peggior copione vale sempre la pena.
Un fantasy estivo: è Moonacre – I segreti della prima luna di Gabor Csupo (quello del bellissimo Un ponte per Terabithia) con Ioan Gruffudd e Dakota Blue Richards. Ispirato al romanzo Little White Horse di Elizabeth Goudge, il film narra la fiabesca avventura di Maria Merryweather (Blue Richards), un’orfana che, costretta a lasciare Londra per andare a vivere con suo zio Sir Benjamin (Ioan Gruffudd) scoprirà di essere niente meno che l’ultima principessa della Luna. A lei sarà affidata la responsabilità della salvezza dell’intera valle di Moonacre, su cui imperversa un’antica maledizione.
Madonna per una volta lascia il palcoscenico per spostarsi dietro la macchina da presa. Lo fa riprendendo una Londra multietnica, per raccontare gioie e dolori della vita di oggi. Sacro e profano ruota attorno alle storie di tre personaggi che condividono lo stesso appartamento: il rozzo musicista di un gruppo punk gitano (Eugene Hutz, quello di Ogni cosa è illuminata), una farmacista che insegue il sogno di poter fare la volontaria in Africa (Vicky McLure), e una ballerina improvvisatasi lap-dancer per necessità (Holly Weston). Che la più famosa delle pop star si stia preparando a un cambio di carriera?
Kenshiro, l’eroe dell’omonima serie di manga e cartoon, ritorna (è la seconda volta) sul grande schermo, dopo Ken il guerriero – La leggenda di Hokuto, come protagonista di un lungometraggio. E lo fa in compagnia di suo fratello maggiore Raoul. Ken il guerriero – La leggenda di Raoul è ambientato alla fine del 21esimo secolo. La Terra è sull’orlo del baratro: un terribile conflitto nucleare ha sconvolto l’umanità, la civiltà è al collasso sociale e ambientale. L’unica speranza del Pianeta è racchiusa nelle segrete tecniche della Divina scuola di Hokuto, delle quali Ken e Raoul sono i depositari. I due fratelli, tuttavia, sono spinti da ideali e obiettivi contrapposti, che li porteranno a uno scontro senza esclusione di colpi.
Concludiamo con l’appuntamento fisso con l’horror: opera seconda del regista francese Pascal Laugier, Martyrs inizia negli anni ’70, con la terribile aggressione che Lucie, una bambina di soli 10 anni, subisce in un mattatoio abbandonato. Dopo un quarto di secolo, la ragazza cercherà vendetta. Sangue e scene shock a profusione. Il regista sostiene che ha voluto “indagare la violenza”. Come se di queste indagini non ce ne fossero abbastanza.
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