È un monito, quello che Coraline e la porta magica sembra sussurrarci: sarebbe bello scoprire un mondo parallelo con una mamma più amorevole e presente e un papà più allegro e divertente. Ma fin dai tempi del Paese dei Balocchi di “Pinocchio”, sotto c’è sempre un inganno. Ce lo dimostra la piccola e coraggiosa Coraline Jones, protagonista di plastilina del primo film in stop motion a essere realizzato in 3D. Dietro la macchina da presa il grande Henry Selick, regista del meraviglioso Nightmare Before Christmas, che ha adattato per il grande schermo il romanzo di Neil Gaiman, lavorando per due lunghi anni, ma con risultati esaltanti. Da vedere, ma non adatto ai più piccini, in alcuni punti fa veramente paura!
Avrà anche raccolto il plauso della critica americana, ma la commedia Una notte da leoni per far ridere certamente si appella più alla pancia che alla testa: quattro amici si mettono in viaggio per Las Vegas per festeggiare – secondo tradizione – l’addio al celibato di uno di loro. Ma la città è un concentrato di tentazioni e il risveglio dopo una sbronza colossale (da cui il titolo originale del film: The hangover) rivela una situazione da panico. Nessuno ricorda i bagordi di una notte che sembra aver inghiottito nel nulla il festeggiato e l’incisivo di uno dei tre superstiti e fatto inspiegabilmente spuntare nella costosissima suite dell’hotel una tigre e un bebè. Ricomponendo i vari pezzi del puzzle (e indulgendo in oscenità varie) il gruppetto cercherà di sistemare le cose e ritrovare lo sposo in tempo per le nozze.
La ragazza del mio migliore amico è la nuova commediola con Kate Hudson. Dustin, piantato in tronco dalla nuova fiamma Alexis (la Hudson) ingaggia il suo amico Tank per riaverla. Quest’ultimo infatti è specializzato in riavvicinamenti di coppia attraverso un singolare metodo: fare passare alle ex dell’interessato la peggior serata della loro vita, spingendole così a tornare sui loro passi. Le cose andranno diversamente da quanto sperato e la giornata peggiore della vita di Alexis non sarà poi così brutta (almeno non quanto la serata del povero spettatore).
Un piacevole diversivo con un film nordico: il signor Horten ha passato 40 anni a guidare lo stesso treno sullo stesso tragitto tra Oslo e Bergen. Ma la pensione coincide con una svolta alla sua vita. Il regista norvegese Bent Hamer (Kitchen Stories) ci trascina ne Il mondo di Horten, presentato a Cannes lo scorso anno, per raccontarci cosa può accadere a un anziano abitudinario quando la routine viene improvvisamente interrotta da una serie di imprevisti.
Anica, una quarantenne di Belgrado in piena crisi, è decisa a lasciarsi tutto alle spalle e cambiare vita. Quando nulla pare avere più senso e la storia d’amore con il piccolo boss di quartiere sembra giunta al capolinea, l’unica alternativa sembra essere la fuga. Amore e altri crimini, presentato alla 58esima edizione del Festival di Berlino, ci racconta gli ultimi preparativi – che prevedono anche un furtarello dalle casse del boss – prima della partenza per la Russia della protagonista che sembra aver previsto tutto, fino a un’inattesa dichiarazione d’amore.
Ed eccoci all’horror della settimana, Borderland – Linea di confine: tre studenti americani decisi a far baldoria con una vacanza in Messico, si ritrovano intrappolati in un incubo, quando sulla loro strada farà capolino una setta satanica che pratica sacrifici umani e che, per colmo di sfortuna, predilige vittime statunitensi. A render tutto ancor più terribile e inquietante, secondo dichiarazioni del regista, è che la storia è stata scritta ispirandosi a fatti realmente accaduti: nel 1989 la scomparsa di un giovane studente texano, in seguito alla quale furono ritrovate diverse zone di sepoltura, con corpi smembrati e calderoni rituali con resti umani. Può bastare
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