La Lega Nord nel periodo estivo lancia sempre delle bombe, che poi alla fine sono solo mortaretti. Il Bossi ha prima detto di passare da L’Inno di Mameli al Và pensiero, per poi rimangiarsi tutto; ha fatto stampare varie prime pagine della Padania in dialetto lombardo e lo ha anche proposto come materia scolastica; Roberto Castelli ha sbraitato contro la fiction italiana rimproverando emittenti tv ed autori che le nostre serie sono all’insegna di uno slang sguaiato all’amatriciana.



Ha continuato il ministro Zaia proponendo fiction dialettali con sottotitoli in italiano. Per ora, Bossi, è riuscito a realizzare un sogno che a breve vedremo al cinema e poi in tv, Federico Barbarossa con la regia di Renzo Martinelli, in cui si narrano le vicende dell’eroe padano Alberto da Giussano contro l’imperatore. Il capo leghista pare si sia messo a piangere guardando il film, che coprodotto da Rai Fiction e Rai Cinema, ha avuto un budget di 30 milioni di euro, con un cast internazionale. Un monumentale kolossal … leghista.



Ed il Bossi le stà accuntentà. Probabilmente con l’istituzione del Polo della Cinematografia a Milano pare che altre produzioni lumbard partiranno: si parla di un ritratto di Montanelli e di Giovanni Borghi, fondatore della Ignis. Intanto Medusa (leggi Mediaset) ha realizzato per la regia di Tornatore un kolossal da 25 milioni di euro, Baarìa, che verrà presentato al Festival di Venezia. Il film è doppiato per la Sicilia in dialetto stretto. Lombardo (governatore della Sicilia), che non è padano, gode.

Intanto sono usciti i cospicui ingaggi degli attori italiani, Zingaretti, Ferilli, Amendola, Raul Bova, Lino Banfi, viaggiano verso i 300.000 euro a film. Mica noccioline, anche se Mediaset e Rai pare abbiano tagliato i budget del 20%. Le fiction sono state negli ultimi tre anni l’investimento maggiore delle due tv generaliste, da l’anno scorso anche Sky ha iniziato ad investire nel settore (basta pensare alla serie Romanzo Criminale).



Da settembre 2008, con la stagione autunnale la Rai ci ha invaso con i suoi prodotti, superando negli ascolti le serie Mediaset, che poi si è rifatta in primavera con Il Capo dei capi ed i Cesaroni. In generale vi è stata però una flessione negli ascolti di 2/3 punti di share. Da settembre la programmazione delle fiction partirà a tambur battente.

Mediaset ripropone Distretto di polizia 9 con la new entry Natasha Stefanenko.La serie è ormai collaudata con buoni ascolti, forse continuerà per molte altre edizioni. Sempre nel segno della continuità verranno proposti R.I.S. Delitti imperfetti, Squadra antimafia, Intelligence servizi & segreti con il bel Raul Bova che è una garanzia.

A grande richiesta andrà in onda il melenso Onore e Rispetto 2 ed i Liceali 2, andato sul digitale terrestre. Le novità ci saranno e sono Doc west con Terence Hill, e i Delitti del cuoco con Bud Spencer. Molti si aspettavano una fiction con i due grandi insieme, il contratto con Medusa era già pronto, ma poi ognuno è andato per la propria strada.

Alla ribalta salirà anche il duo di Striscia la notizia, Iacchetti & Greggio con Occhio a quei due, in cui interpretano due poliziotti amici/nemici.

Rai ripropone i cavalli di battaglia di Un medico in famiglia 6, Don Matteo 7, Rex, L’ispettore Coliandro, prodotti sicuri sotto gli aspetti degli ascolti. Come novità vedremo Sissi, la storia della principessa già proposta in tanti film; Io e mio figlio con Lando Buzzanca, seguito di Mio figlio; Tutta la verità con Vittoria Puccini nei panni di un’avvocatessa; Narcotici con Ricky Memphis nei panni del cattivo; Pinocchio con un cast d’eccezione, Violante Placido, Bob Hoskins, Margherita Buy e la Littizzetto; Lo scandalo con Beppe Fiorello; Sant’Agostino interpretato da Alessandro Preziosi, con Monica Guerritore, Andrea Giordana e Franco Nero. Eva dei Cesaroni , Alessandra Mastronardi, in Sotto il cielo di Roma, sarà una giovane ebrea costretta a nascondersi in un convento durante l’occupazione dei nazisti.

Proposte per tutti i gusti, anche se Rai ha sicuramente lavorato sodo sulle novità. Il punto è sempre il contenuto delle storie e la narrazione. Al di là dei mortaretti estivi, le affermazioni di Castelli non sono campate per aria: a parte le fiction sulla mafia in cui il dialetto siciliano è giustamente preponderante, le altre soffrono l’aspetto romanocentrico sia a livello autorale che degli usi e costumi.

C’è da dire che la maggior parte delle case di produzione sono a Roma e questo non è un peccato, perché comunque c’è una storica professionalità che deriva dal cinema. Pensare che una casa di produzione milanese realizzi una fiction o un film è abbastanza arduo, staremo comunque a vedere.

Le fiction comunque piacciono agli italiani. Nel 2008 alcune sono state scontate e deludenti, anche se gli italiani continuano ad appassionarsi al genere. Le fiction nostrane sono tutte italianizzate, basta pensare a R.I.S. brutta coppia di C.S.I., anche se da noi i temi dell’amore e delle passioni emergono sempre , anche nelle storie poliziesche o di azione. I valori che emergono e vengono espressi sono quelli fatui e comuni della mentalità mondana. Ed anche qui è colpa degli autori, appiattiti su ciò che può attirare gli ascolti, lampante è l’esempio dei Cesaroni.

Per ora mi fermo qua per poter stroncare a tempo debito le nuove e vecchie fiction.