Per il cinema è stata un’estate avara di titoli e che ha visto anche la chiusura di altre sale in tutta Italia (a Milano sono in molti a piangere la scomparsa del President, forse il cinema più elegante di tutta la città). In compenso, dopo il Festival di Venezia, l’autunno si prospetta sovraffollato di nuovi film italiani e stranieri, che dovranno faticare non poco per spartirsi le sale.
Accompagnato da un intenso battage pubblicitario, arriva l’ultimo film di ambientazione newyorchese di Woody Allen: Basta che funzioni. Protagonista è Larry David (noto comico televisivo americano), che interpreta un nevrotico solitario, che già ha tentato il suicidio e vive dando lezioni di scacchi. Incontrando una giovane e sprovveduta ragazza del sud degli Stati Uniti d’America (Evan Rachel Wood), nasce una bizzarra relazione. Woody Allen conferma la sua deriva cinica, accentuandola con toni predicatori (il protagonista fin dall’inizio si rivolge direttamente al pubblico) sull’inutilità della vita e l’assurdità del comportamento umano. Ciò nonostante la morale del film sembra essere “fai quel che ti pare e vedrai che tutto si sistema”, come se il caso garantisse sempre la felicità degli uomini.
Un classico del cinema di animazione è Il mio vicino Totoro, di Hayao Miyazaki, per la prima volta sul grande schermo in Italia: le sorelline Satsuke e Mei si trasferiscono insieme al padre in una nuova casa, in campagna, in attesa che la madre venga dimessa dal vicino ospedale. Nei campi attorno alla nuova dimora, le due bambine scopriranno un mondo popolato da creature fantastiche, che i grandi non riescono a vedere, tra cui Totoro, uno spirito buono della foresta, dall’aspetto a metà tra l’orso e il gatto, che comanda la pioggia e il vento. Un film di grande impatto, come tutti quelli dell’animatore giapponese, che colpisce per la bellezza del disegno, l’intensità dei colori e la grazia della fiaba. Assolutamente da vedere coi più piccoli.
Applaudito all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, The Informant! di Steven Soderbergh (sua la saga di Ocean con Clooney) è una commedia cattiva sulle multinazionali, ma anche sui sistemi di indagine dell’FBI, che nel film si affida a un improbabile infiltrato (Matt Damon), che crea più problemi di quanti riesca a risolverne. Divertente e sarcastico, grazie anche a Matt Damon (che conserva l’aspetto da ragazzo anche sotto un naso finto e la ciccia vera), ma che non nasconde una certa rabbia per la spregiudicatezza delle multinazionali dell’alimentazione.
Un gruppo di criminali prende in ostaggio un intero treno della metropolitana di New York. È il soggetto di Pelham 123: ostaggi in metropolitana (remake di un film del ’74 con un mirabile Water Matthau). Il cattivo di turno è John Travolta, e Denzel Washington è il poveraccio cui tocca condurre le trattative. Un discreto thriller, anche se Travolta tende sempre a pavoneggiarsi nei ruoli da cattivo.
Christian Mungiu è il regista romeno che ha vinto tre anni fa a Cannes con il provocatorio 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni, sull’aborto clandestino di una inconsapevole ragazza. Con I racconti dell’età dell’oro racconta in un film a episodi la vita e le peripezie della gente comune sotto il regime di Ceausescu. Uno sguardo umoristico e affettuoso di un regista capace di valorizzare la vita quotidiana e di coglierne gli aspetti più ironici.
È una commedia anche l’ultimo film del week-end: Tris di donne & abiti nuziali di Vincenzo Terracciano, con Sergio Castelletto e Martina Gedeck (la protagonista de Le vite degli altri); una piacevole commedia su un padre col vizio del gioco e una figlia da sposare, una situazione che costringe tutta la famiglia a risparmi forzati e che mette a rischio anche il matrimonio.