Qual è lintento? Far ridere o piangere? Piangere, non cè dubbio. Non di commozione per la storia raccontata, però. Semmai per la scarsa qualità del prodotto, che, lasciata una traccia tuttaltro che indelebile nelle precedenti stagioni, addirittura replica con una terza serie. Strane logiche della televisione, che, per fortuna, almeno non è quella pubblica.
Dobbiamo ringraziare le innumerevoli e lunghe pause pubblicitarie, da cogliere come opportunità per tirare il fiato o come occasione per cambiare canale.

Lavvio non fa ben sperare. Dopo l’inaugurazione della nuova sede della sua azienda alimentare, Caterina (Virna Lisi) e il marito Attilio (Ray Lovelock) si concedono il sospirato viaggio di nozze. E qui il colpo di scena: mentre è a bordo di un panfilo, Caterina cade in mare e scompare… Un anno dopo le figlie Adele, Agostina e Carlotta decidono di vendere l’azienda fondata dalla madre, daccordo con la socia Cetty (Giuliana De Sio). Ma Liliana (Iva Zanicchi), lamica storica di Caterina, crede di riconoscere Caterina in un video girato a Cuba. Sarà veramente lei?

Sulla carta la puntata promette una sorta di spy story, una spruzzata di giallo nel rosa della commedia sentimentale. Di fatto non cè trama, non ci sono dialoghi godibili, non ci sono personaggi, solo una sequenza di scene.

Il cuore della storia, ovvero la decisione delle figlie di vendere la neoazienda alimentare fondata da Caterina e la ricerca di Caterina stessa dispersa da un anno parte tardi e anziché avanzare si perde nel corso della serata. E una soap? No. Se così fosse, sarebbe giustificata questa lentezza. Sono state dichiarate 8 puntate e, se le regole della scrittura televisiva non sono cambiate, si tratta di un formato da cui ci si aspetta tuttaltro ritmo.

 

Fosse solo un problema narrativo. Caterina e le sue figlie è una pessima rappresentazione del panorama femminile, un’accozzaglia dei peggiori stereotipi di donna, un ritratto agghiacciante dell’uomo contemporaneo: o fusto, nobile e pure gran lavoratore oppure vanitoso e pseudofilosofico. Per non parlare del professore bello e intelligente che fa sospirare studentesse e professoresse. Tendenzialmente, comunque, sempre superficiale.

 

In effetti è sbagliato dire che Caterina e le sue figlie 3 è vuoto di contenuti. Ci sono tre sorelle che litigano con toni esagerati per non si sa quale ragione, ci sono isteriche donne in carriera, altre svampite che chiedono consigli di vita al cartonato – esposto in edicola – della protagonista di una soap, ci sono le pettegole di paese, quelle che si prendono per i capelli e si danno pugni pur di affermare la propria “femminilità”. Se si pensa alle “guerre” che il gentil sesso ha dovuto combattere per i propri diritti, queste serie è un insulto. Si salva solo nei personaggi delle due donne più giovani. Una è la terza figlia di Caterina, che cerca, in qualche modo, di salvare il proprio matrimonio. L’altra è la nipote della scomparsa, che, per quanto all’ultimo anno di superiori, affronta la vita con il carattere di un adulto responsabile.

 

Sinceramente non si capisce se l’intento sia misogino oppure se si voglia solo dipingere un quadro divertente, che però fa veramente poco ridere. Ci si aspetterebbe un tono adeguato. Comico, sì, ma intelligente, con una vena sarcastica, se si vuole. Non di certo una comicità bassa e imbarazzante come quella rappresentata dall’acerrima nemica in affari del personaggio interpretato da Giuliana De Sio. Fa venire voglia di cambiar canale vederla, dotata di apparecchio gigantesco, sputacchiare in faccia alla gente.

 

Anche il cast è incredibile, nel senso che è fuori da ogni possibile buona riuscita del prodotto, fatta eccezione per la sola Virna Lisi, naturalmente, che però sparisce dopo dieci minuti per tornare solo alla fine.

 

Sarà per scappare a questa follia che Caterina, dopo essere scomparsa in mare durante il viaggio di nozze, è rimasta a Cuba?