Dopo la felice parentesi americana Muccino sarà diventato più ottimista, sulla scia dellAmerican Dream? Sarà anche lui maturato, come i protagonisti de LUltimo Bacio, che tornano dopo dieci anni nel film in uscita oggi nelle sale? Il regista dichiara che Baciami Ancora è il suo lavoro più ottimista, in cui le paure e i sogni più effimeri cedono il passo alle responsabilità e alla possibilità di riparare ai propri errori.

Avevamo lasciato Carlo, il trentenne irrisolto protagonista de LUltimo bacio, in fuga dai doveri della vita adulta; lo ritroviamo quarantenne, padre separato, ma finalmente deciso a riconoscersi come uomo e non eterno Peter Pan.

I film girati da Muccino prima dellesperienza hollywoodiana sono generalmente visti come lo specchio della generazione a cavallo del terzo millennio, cresciuta nel benessere economico e nel sogno dello scintillante mondo televisivo e pubblicitario, terrorizzata dalla fine delletà pre-adulta, in cui tutto è ancora possibile e realizzabile.

Il cosiddetto muccinismo ha inaugurato una tendenza a restituire unimmagine poco lusinghiera dei trentenni di ieri e di oggi, visti non più come uomini e donne in procinto di realizzarsi e consolidare gli affetti, ma come perenni adolescenti impauriti dallesempio dei genitori, refrattari alla scelta di una tra le tante possibilità a disposizione.


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Contemporaneamente alle pellicole di Muccino, anche oltreoceano si diffondeva la tendenza a non voler crescere, in telefilm di successo come Friends, Sex and the City, Allie Mc Beal, dove il raggiungimento della maturità era visto come un incubo o l’inizio di un invecchiamento precoce.

Parallelamente, l’esplodere di reality e talent show ha potenziato le sensazioni negative espresse nel film Ricordati di me, dove la massima realizzazione per uno dei protagonisti era arrivare a far parte del cast di uno show televisivo.

Questo personaggio, interpretato da Nicoletta Romanoff, altro non è che la prima della lunga serie di adolescenti protagonisti dei film di Moccia, dove il vuoto valoriale domina incontrastato. Non a caso, l’unico adulto protagonista delle storie targate Moccia è quello interpretato da Raoul Bova in Scusa ma ti chiamo amore, ultra-trentenne che, come Carlo ne L’Ultimo Bacio, è felice di rifugiarsi nell’amore adolescenziale di una ragazzina ben lontana dalla donna adulta, con le sue esigenze e problemi, ma anche con la sua profondità.

 

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Considerando che i film di Muccino risalgono a dieci anni fa e lo stereotipo dei trentenni “bamboccioni” circola ancora e più di prima, viene da chiedersi se il regista sia stato precursore dei tempi. In realtà, come dimostrano film più recenti come Tutta la vita davanti di Virzì, la difficoltà dei trentenni a diventare adulti non si può spiegare solo con un rifiuto dei doveri e della stabilità sentimentale, ma va inserita nel contesto sociale e culturale dei nostri giorni. La precarietà lavorativa, infatti, può costringere alla precarietà sentimentale e ad un atteggiamento di sfiducia e disillusione nei confronti della vita.

Muccino ora mette in scena una vita adulta, fatta di responsabilità, figli da crescere, ma anche traguardi raggiunti e una serenità che prima sembrava divorata dall’irrequietezza; questo nuovo punto di vista deriva probabilmente dall’età anagrafica del regista e dei suoi nuovi personaggi, che ormai si aggirano intorno ai 40 anni. L’ottimismo che ci accompagna nell’attesa del film è però oscurato da un dubbio: se Muccino dovesse parlare oggi dei trentenni, come li rappresenterebbe?