Una commedia non può definirsi tale se alla base non ha una buona dose di tragedia. Risate, lacrime, divertimento, commozione: sentimenti apparentemente contrastanti, ma lultimo film di Virzì riesce a combinarli perfettamente. E se Medusa, casa di distribuzione de La prima cosa bella, definisce la pellicola commedia amara un motivo pure ci sarà.

Già nel precedente Tutta la vita davanti lamarezza di fondo era esplosa in modo evidente, in un film che raccontava il precariato del lavoro e dei sentimenti. Ne La prima cosa bella lamarezza diventa dolore profondo, acuto, nel racconto di un legame forte e difficile come quello che unisce un figlio alla propria madre. Una madre sicuramente bella come recita il titolo del film ingombrante, a tratti scomoda, ma pur sempre madre che, seguendo quasi le regole del mondo animale, ama i figli di un amore viscerale e cerca di proteggerli in un modo tutto suo.

Come Tornatore con la sua Bagheria, Virzì torna a Livorno, dopo unincursione romana con Tutta la vita davanti e una parentesi elbana in N – Io e napoleone. Il regista, coadiuvato alla sceneggiatura da Francesco Bruni e Francesco Piccolo, segue le orme di Bruno Michelucci, il protagonista del film ottimamente interpretato da Valerio Mastrandrea, che spronato dalla sorella Valeria lascia Milano per tornare nella città natale.

 

A Livorno lo aspetta la madre, che sta trascorrendo gli ultimi istanti della sua vita, tra terapie antidolore e un’inesauribile dose di vitalità, dopo un’inutile lotta contro il tumore. E c’è da chiedersi com’è possibile che l’energica e solare, purché malata, Stefania Sandrelli possa essere la genitrice dell’ombroso Bruno, che sembra quasi impegnarsi per voler essere infelice. L’espressione imbronciata del quarantenne protagonista si tramuta in quella di Bruno bambino e subito bisogna lodare le ottime scelte di casting: il figlio della Sandrelli da piccolo e da adolescente – come la sorella Valeria che da adulta è interpretata da Claudia Pandolfi – assomiglia incredibilmente nelle espressioni e nella fisicità al protagonista ormai adulto al capezzale della madre.

 

La figura di Stefania Sandrelli, che ricorda altre donne da lei interpretate in film come Io la conoscevo bene e Sedotta e abbandonata, da giovane ha le fattezze di Micaela Ramazzotti in un ruolo che a tratti assomiglia alla ragazza madre da lei interpretata in Tutta la vita davanti. La loro prova, come quella di tutti gli attori del film, conferma le ottime doti registiche di Virzì, che sa dirigere gli attori come pochi altri colleghi.

 

 

Il viaggio di Bruno verso la città toscana si tramuta in un viaggio a ritroso nel tempo, nel ricordo di stralci della complicata vita con la madre, da quando bambino trascorreva le estati ai bagni Pancaldi, a quando adolescente frequentava il liceo classico, schernito dai compagni di classe. L’ottima sceneggiatura ci accompagna attraverso gli anni ’70 e ’80, alternando momenti divertenti e ironici ad attimi commoventi e toccanti, facendoci ridere tra le lacrime, iniziando una scena con un sorriso per terminarla in un pianto. Emozioni contrastanti che rispecchiano quelle provate dal protagonista, e con lui dal regista, nei confronti dell’amata e odiata madre e della sua Livorno, abbandonata con rabbia per poi farci inevitabilmente ritorno.

 

Una città, una madre e una sgangherata idea di famiglia sono i protagonisti di una storia che sicuramente possiamo definire la nuova commedia all’italiana.

 

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LA PRIMA COSA BELLA – TRAILER