Classe 1984, una laurea in scienze politiche e un trascorso che la vede protagonista nei radicali e tra i giovani del Partito Democratico. Oggi Giulia Innocenzi affianca Michele Santoro in Annozero, trasmissione di punta del prime time di un giovedì sera ricco di polemiche e discussioni. Nonostante la giovane età può vantare un ‘esperienza lavorativa al Parlamento Europeo al fianco di Cappato e Pannella ma anche la corsa alla segreteria dei Giovani Democratici, dove la riminese si è piazzata seconda con 12 mila voti raccolti in giro per la penisola. Tra il 2008 e il 2009 ha condotto la trasmissione Punto G su Red Tv, creatura di dalemiana memoria, per poi approdare al salotto tv di Michele Santoro dove attualmente conduce lo spazio “Generazione zero” succedendo a Beatrice Borromeo e Margherita Granbassi. In questa intervista esclusiva Giulia ci racconta il dietro le quinte della trasmissione più discussa del momento, aprendo ad alcune riflessioni su politica, Rai e futuro.



Qual è il tuo ruolo nella trasmissione Annozero?

Quello di dare voce a chi voce non ce l’ha e in questo caso nel nostro paese a non aver la voce sono i giovani e i protagonisti di denunce sociali o economiche: chi ha un altro punto di vista rispetto a quello imperante degli ospiti politici in studio. Creiamo un’interazione tra la vita reale, spesso fuori dall’agenda politica, e  i protagonisti dell’agenda politica stessa.



In base a quali criteri viene costruito lo spazio di Generazione zero? Quali problematiche e interventi vengono privilegiati?

Innanzitutto bisogna inquadrare gli interventi di Generazione zero rispetto al tema della puntata: alcune volte lo conosciamo con largo anticipo, in altri casi siamo molto più legati all’attualità politica. Una volta capiti tema e ospiti, cerchiamo di trovare una tipologia di persone che vorremmo ospitare”.

Qualche esempio?

Se abbiamo Tremonti e si parla di crisi economica, cerchiamo qualcuno che sia portatore di una denuncia rispetto ad una situazione economica di cui non si parla. Come i precari che, nonostante costituiscano la vera emergenza sociale, sono totalmente fuori dall’agenda politica. O ancora operai in cassa integrazione che spiegano cosa vuol dire vivere con poche centinaia di euro al mese e una famiglia alle spalle. Oppure imprenditori che dicono che non è vero che la crisi è finita ma che, anzi, è nel suo pieno sviluppo. Quando abbiamo avuto il ministro Carfagna, in tema di pari opportunità abbiamo ospitato la mamma di un bambino disabile che riscontra grandi problemi a scuola perché le istituzioni pubbliche non rispondono alle sue esigenze, oppure abbiamo invitato un giovane immigrato che vive in Italia da quando ha 12 anni (e oggi ne ha 24) che potrebbe tranquillamente essere considerato cittadino italiano ma non per l’ordinamento: lui si è confrontato con la Carfagna rispetto ai suoi problemi legati al fatto che deve continuare a chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno e così via. Cerchiamo di proporre e denunciare problemi reali a chi quei problemi, teoricamente, potrebbe risolverli.



Quanto è ampio il tuo potere discrezionale nell’ambito della selezione degli ospiti?

Insieme alle ragazze che lavorano con me (Marisol e Valentina), ogni settimana proponiamo diverse tipologie di persone a Santoro nel corso della riunione di redazione e da lì decidiamo insieme quali sono gli ospiti più appropriati, a seconda del percorso che lui vuole svolgere all’interno della puntata, quindi capire che problemi si vogliono affrontare durante Annozero. Il tutto in un percorso che talvolta diventa narrativo perché, più che affrontare la cronaca o una dialettica tra maggioranza e opposizione, Annozero propone il racconto di una problematica. Decidiamo insieme chi si inserisce meglio e abbiamo molta autonomia, anche se certe volte gli spazi sono più ristretti perché dipende proprio dal fatto che si affronta.

La tua è una formazione soprattutto politica, come stai vivendo l’esperienza televisiva?

Non sto vivendo un’esperienza televisiva perché Annozero è un mondo a parte, fatto da una redazione di giornalisti che tutto il giorno seguono manifestazioni in piazza, vanno nelle case degli italiani per sentire la percezione della crisi, arrivano in Campania per capire il perché del problema rifiuti. L’esperienza politica continua e fa parte delle mie giornate durante la settimana. Vivo la tv il giovedì quando arrivo alla Rai, nella sede della Dear, vado a farmi truccare e a farmi fare i capelli. Poi c’è la diretta di due ore e mezza con le telecamere accese: lo strumento è la televisione ma per me è un’esperienza politica. Quello che faccio è dare voce ai ragazzi e a chi voce non ha, è una missione che segue il filo rosso della mia attività politica. Io ho cominciato a militare con l’associazione Luca Coscioni dando voce a disabili, a ragazze che si vedono negare la pillola del giorno dopo, a storie non presenti nell’agenda politica e che fanno parte di una negazione di diritti che invece si vuole cercare di riottenere. In tutto ciò c’è totale coerenza con quello che faccio ad Annozero. Dunque di esperienza tv ne faccio ben poca, anche i contatti con la Rai sono pochi, perché la redazione del programma è a parte e molto combattiva. Della tv ho capito ancora molto poco.

Come ti vedi rispetto a coloro che ti hanno preceduto (Borromeo e Granbassi)? C’è stato un contatto con loro in merito allo svolgimento di Generazione Zero?

La Borromeo ha seguito un percorso coerente con Annozero perché oggi lavora al Fatto. E’ un’ottima giornalista e con lei sono in contatto lavorativo anche perché spesso si collabora tra redazioni. Poi ha fatto un ottimo lavoro durante Annozero, anche perché Generazione zero è partito con lei e io sto proseguendo quel mestiere. La Granbassi è stata colei che mi ha intervistata nello spazio dove sono stata ospite due volte: mi ha dato la possibilità di intervenire. I suoi modi mettono a proprio agio l’intervistato e questo è ciò che provo a fare durante Annozero perché tutte le persone che ospita Generazione Zero spesso non hanno mai parlato davanti alla telecamera né in pubblico, quindi è importante che si trovino a loro agio per raccontare i loro fatti. Posso dire che c’è una continuazione dello spazio in sé in questi anni.

Il tuo ruolo viene visto da qualcuno come quello di una “valletta ibrida”, un po’ showgirl, ma impegnata su contenuti forti. C’è poi chi ti qualifica come "co-conduttrice". In quale giudizio ti ritrovi?

Il maschilismo non ha limiti nel nostro paese. E’ uscita da poco una classifica sulla parità all’interno delle società di tutto il mondo e l’Italia, nonostante sia nel G8, non è di certo tra i primi trenta paesi della classifica. Quindi non mi sorprende affatto che una ragazza giovane, e se bionda ancora peggio, debba per forza essere giudicata rispetto a questi canoni se fa tv. Io nella vita faccio tanto altro rispetto alla tv e sono stata chiamata facendo altro ad inserirmi nello spazio di Annozero. Se una ragazza fa tv dev’essere per forza inserita in determinati canoni più comodi per la nostra società maschilista, quindi additata quale velina. Immagino che se al mio posto ci fosse un ragazzo, non staremmo a parlare di questo. Ma non bisogna arrendersi a questo, significherebbe la sconfitta davanti ad un obiettivo che si vuole raggiungere: cioè la parità di genere. Io faccio il mio mestiere dando voce ai ragazzi e incalzando i politici in studio, nel sociale sono responsabile di Avaaz.org Italia, una comunità globale di cittadini con sei milioni di membri nel Mondo e 240.000 in Italia, portiamo avanti battaglie contro corruzione, cambiamenti climatici e per i diritti umani. Poi ho appena cominciato un dottorato in teoria politica, quindi non ho niente da dimostrare a nessuno. Additare una ragazza in tv come velina fa comodo a tanti, a me non tocca assolutamente.

Che impressioni hai del circolo mediatico in cui è finita la trasmissione?

Io mi metto nei panni di uno straniero a cui viene raccontato questo e la sua faccia visibilmente sorpresa rappresenta tutto. Noi siamo assuefatti da questo modello per cui ogni anno ricomincia Annozero e c’è il solito teatrino per cui non vi è responsabilità nostra ma di chi dall’altra parte vorrebbe la chiusura o comunque mettere i bastoni fra le ruote alla trasmissione. Per loro già questo è un risultato da portare sul piatto d’argento a chi di dovere. Ma si tratta di una situazione ridicola che non è servizio pubblico, irrispettoso nei confronti dei sei milioni di spettatori che nell’ultima puntata hanno voluto seguire Annozero. Io vorrei sapere: il Masi di turno che, nel dare la sanzione a Santoro, vuole chiudere il programma, a chi sta facendo il servizio? Forse dovrebbe chiederselo, essendo il d.g. della prima azienda di servizio pubblico culturale in questo paese. Nel momento in cui, per dare una sanzione al conduttore Santoro, ritiene di dover chiudere l’intera trasmissione, evidentemente non si pone questa domanda. Penso dunque che non stia svolgendo il suo mestiere come dovrebbe, cioè al servizio degli utenti che pagano il canone, nonché cittadini italiani.

Come si lavora dietro le quinte di una trasmissione sempre sotto i riflettori? Lasciate che siano i fatti della realtà a dettare la scaletta, essendo disposti anche a rivoluzionarla, o tendete a proseguire lungo una direzione prefissata?

I fatti della realtà fissano la scaletta, fatti che però sono totalmente ignorati dall’agenda politica del paese e purtroppo anche l’agenda mediatica deve seguire quella politica. Siamo riusciti ad affrontare la crisi economica solo alla quarta puntata di Annozero, ma le precedenti, per forza di cose, hanno dovuto trattare quello che è stato sulle prime pagine dei giornali e cioè l’appartamento di Montecarlo, i servizi di dossieraggio, il ruolo de "Il Giornale" e così via. Cose che non riguardano la vita reale dei cittadini ma che la toccano perché rappresentano ciò di cui si si discute all’interno della politica italiana. Annozero deve trattare di questo, non potendo esimersi dal raccontare l’attualità politica del paese, ma allo stesso tempo cerchiamo di affrontare la vita reale degli italiani, come nell’ultima puntata in cui abbiamo parlato di crisi economica. Perché questa crisi è diventata una parola ormai impronunciabile? La retorica secondo la quale i nostri conti sono salvi grazie al lavoro di Tremonti non regge più nei fatti perché molte casse integrazioni finiranno. Ad esempio gli operai dell’Asinara hanno una scadenza importante alla fine di ottobre. Scadrà infatti l’opzione di vendita della loro fabbrica: in caso di mancata vendita la loro cassa integrazione terminerà a novembre con il risultato di migliaia di famiglie a piedi. Parliamo di una fabbrica, la Vinyls, che doveva essere rappresentata dal ministro dello sviluppo economico, mancato per mesi, mentre ad interim c’era Berlusconi. Lo stesso che, durante l’incontro con gli operai, ha detto testualmente "ragazzi, vedrò quello che posso fare". Se la politica ha tutt’altra agenda rispetto alle questioni emergenziali sociali ed economiche del paese, tutto ciò tocca la vita reale dei cittadini. Annozero ha la scaletta monopolizzata dall’attualità politica ma cerca sempre di mettere al centro la crisi, la mafia e la libertà d’informazione che spesso si vorrebbe come un non-tema e che invece noi mettiamo al centro.

Nel tuo futuro, politica o giornalismo?

La mia grande passione è la politica. Ritengo di farla anche adesso con Annozero dando spazio a chi non ce l’ha, voglio continuare a fare questo. Che poi sia lo strumento tv o uno strumento partito, questo ancora non lo so. In futuro vedremo come andrò avanti, al momento ho la grande fortuna di fare quello che mi appassiona e spero di poterlo portare avanti".

(Marco Fattorini)