Enrico Lucci, in Sierra Leone, racconta il lavoro dei medici di Emergency.

La Sierra Leone, 6 milioni di abitanti, uno dei paesi pià poveri del mondo. Dove una guerra civile ha flagellato la popolazione e il ricordo del machete, che taglia piedi e mani, è ancora vivo. Così Enrico Lucci introduce il suo viaggio nel Paese africano, alla scoperta del lavoro di Emergency sul posto. «Si sono viste cose spaventose, racconta Lina, una degli operatori. I miliziani facevano irruzione nelle aule «e chiedevano ai bambini: volete le maniche lunghe o corte?. A seconda della risposta, tagliavano gli arti a livello del braccio o dellavambraccio. Non è stata solo la guerra, tuttavia, a flagellare la popolazione. La povertà rimane e intere famiglie svolgono il lavoro più comune: lo spaccatore di pietre. Incidenti gravi sono allordine del giorno.



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Non solo: «La gente si tiene un’ernia per 20 anni, poi gli si strozza e viene qui. Non hanno neanche i soldi per il biglietto dell’autobus e negli ospedali non avrebbero i soldi per pagarsi le cure e la degenza», racconta un altro medico di Emergency. E’ la soda caustica, poi, uno dei più grandi flagelli del Paese. «Gli abitanti dei villaggi la tengono in cisterne per fare il sapone, è incolore e inodore. I bambini la scmbiano per acqua e al ingeriscono». Il che,provoca in loro una cicatrice che gli chiude l’esofago impedendogli di mangiare. Ci pensa Danilo Baroncini, gastroenterologo a permettere loro di tornare a cibarsi. Usando le ferie che ha a disposizione per curare gratuitamente i bambini del Sierre Leone.



 

 

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