”La ‘ndrangheta al Nord, come al Sud, cerca il potere della politica e al Nord interloquisce con la Lega”. Parole pronunciate da Roberto Saviano nel corso della seconda puntata del programma televisivo Vieni via con me. Parole che hanno suscitato lo sdegno della Lega, in particolare del ministro Maroni che ha definito infamia il suo monologo.
Saviano aveva anche detto che “la Lega da sempre ha detto che non vuole qui le manette o la repressione ma non basta, perché sono i soldi legali che irrorano questo territorio, è lì che il fenomeno deve essere contrastato”. Infine lautore di Gomorra ha citato lideologo della prima ora della Lega, Gianfranco Miglio, quando diceva di essere a favore del “mantenimento anche della mafia e della ‘ndrangheta” e sottolineava che “bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate”.
Maroni ha chiesto di poter andare a Vieni via con me per esprimere la posizione della Lega. Il capostruttura di Rai Tre Loris Mazzetti, responsabile del programma, gli ha risposto di no: “Maroni è un ministro della Repubblica e ha a disposizione telegiornali e altri programmi di approfondimento politico per replicare. Il nostro è una programma culturale, dove i politici vengono solo se sono funzionali al racconto delle puntate”. Abbiamo interpellato Giovanna Bianchi Clerici, ex senatrice della Lega e attualmente membro del Consiglio di Amministrazione della Rai, per conoscere il suo parere su tutta la faccenda.
Giovanna Bianchi Clerici, qual è stata la sua reazione al monologo di Roberto Saviano su infiltrazioni della ndrangheta nel Nord Italia e su possibili legami con la Lega?
Sono ovviamente saltata sulla seggiola. Era un monologo che spiegava e ricostruiva molti particolari delle associazioni criminali, particolari anche sconosciuti ai più, per cui in realtà si trattava di qualcosa di particolarmente interessante. Poi, in mezzo a tutto questo, ecco la frase che attacca la Lega, una frase che mi è sembrata infamante, indegna. Le dirò di più: stavo guardando il programma con mia figlia, un’adolescente che era molto interessata a quello che sentiva, perché vivendo in una città del nord di certe cose ne legge solo sui giornali o ne sente parlare a scuola, e lei quando cè stato questo accostamento ndrangheta-Lega mi ha guardata con gli occhi sbarrati. Ho dovuto impiegare mezzora a cercarle di spiegare cosa stava succedendo.
Il ministro Maroni ha chiesto diritto di replica, il capostruttura di Rai Tre Mazzetti ha risposto di no. Ha invitato il ministro a querelare Saviano e gli autori del programma. Lei ritiene che un capostruttura possa rifiutare un confronto con un ministro?
Ci sono due problemi. Il ruolo di un capostruttura deve sottostare alle regole aziendali. Casomai sarà il direttore di rete o la direzione generale a prendere una decisione del genere, non certo un capostruttura che deve seguire le indicazioni del suo direttore. La trovo una cosa anomala, ma non è certo una novità con il dottor Mazzetti. Questo è il secondo problema: più volte in passato noi del Cda della Rai abbiamo chiesto che gli si facessero dei richiami, anche perché il dottor Mazzetti si permette di scrivere sui giornali in modo insultante della Rai. Questo vale per ogni azienda, non solo la Rai: non si parla male dell’azienda dove si lavora. Domani (oggi per chi legge, ndr) solleverò il problema in Cda, perché credo che il ministro abbia tutti i diritti di andare al programma a dire la sua opinione, come ministro e come esponente politico.
C’è stato qualche esponente dell’opposizione che ha detto che la reazione della Lega nei confronti di Saviano è stata intimidatoria…
Ma per favore… Da quando sono nel Cda della Rai, pur avendo ovviamente un’area politica di riferimento, ho cercato di mantenere sempre il ruolo che deve avere un membro di tale consiglio. Sono stata parlamentare della Lega per nove anni, prima ancora amministratore provinciale, appartengo al partito dal 1990 e posso testimoniare tutte le battaglie della Lega contro la mafia e la criminalità. Ad esempio quella contro l’imposizione da parte dello Stato di mandare al confino qui al nord elementi mafiosi che poi ci trovavamo magari a fare i bidelli nelle scuole… Si immagini se possiamo tollerare l’accusa di essere collusi con la ‘ndrangheta.
Secondo lei esiste un uso strumentale della tv pubblica?
Sì, esiste. Da anni nel Cda facciamo richiami al rispetto delle regole, del contradditorio… C’è chi queste regole le rispetta e chi no, magari ricorrendo a escamotage del tipo “questo è un programma di intrattenimento e non di politica”. Magari chiamano i programmi come se fossero programmi di meteorologia e poi invitano sempre e solo ospiti di una parte sola. E non sto dicendo solo politici, dico anche editorialisti, opinionisti.
Ieri sera ad esempio si è invitato Beppino Englaro che ha detto la sua sull’eutanasia…
Esattamente, proprio così. Senza che ci fosse nessuno che esprimesse un altro parere.
A prescindere da questa polemica, cosa ne pensa di Roberto Saviano come scrittore e giornalista?
Ne avevo sempre pensato bene. Con grande rispetto. Un giovane che viene da quelle terre, e che si espone così scrivendo di argomenti così delicati, che vive sotto scorta rinunciando alla sua libertà… Da ieri sera però sto cambiando opinione. La sua è stata un’operazione politicamente mirata.
Della richiesta di dimissioni di Masi cosa ne pensa?
Mi viene da ridere. Il direttore di una azienda come la Rai è il direttore di una azienda complicatissima e piena di aspetti. Un lavoro estremamente difficile. Magari si potrà dire che Masi è più bravo in certi aspetti, come quello amministrativo, e meno in altri, come quello editoriale. Ma proprio per questo ha quattro vice direttori che lo aiutano nel suo lavoro. Ma si sa che in Italia parlare male del direttore della Rai è come parlare male dell’allenatore della nazionale, un’attività che tutti sanno fare molto bene.
(Paolo Vites)