Nella puntata del 15 ottobre di Vieni via con me, Fabio Fazio ha ospitato Beppino Englaro, il padre di Eluana, la ragazza alla quale, dopo 17 anni trascorsi in coma, una sentenza della magistratura consentì che fosse sospesa lalimentazione artificiale. La ragazza spirò il 9 aprile del 2009. Il padre, e altre persone vicine a Eluana, sostennero che quella era la volontà della giovane, più volte espressa in vita. Nella puntata di lunedì, Beppino è tornato sullargomento, ribadendo, spalleggiato dal presentatore, la legittimità della scelta. Fulvio De Nigris, direttore del Centro Studi per la ricerca sul Coma, segnato, nel 1998, dalla scomparsa del figlio Luca a soli 15 anni, ha visto la trasmissione. E ha lasciato in lui un senso di «malessere e disagio. «Sembra che qualcuno ha detto – voglia impartirci una lezione da un altro punto di vista, ma con la stessa faccia sofferta di circostanza di Michele Cucuzza quando accoglie noi e i nostri testimoni sapendo che parleremo di un argomento scottante e doloroso: il coma. Gli abbiamo chiesto di commentare la vicenda.



Lei dice che Vieni via con me lascia un senso di malessere e disagio. Perché?

Sono state affrontate tematiche importanti, magari non approfondite in altri programmi. Ma il contenuto non ha prevalso sui toni. Inoltre è mancata una pluralità di tematiche e linguaggi. Mi sembra che si sia voluto perseguire un fine a senso unico. Come quando Beppino Englaro andò per la prima volta da Fazio, e venne proposta unicamente la sua tesi. Che potrà anche avere dei sostenitori, ma non rappresenta la maggior parte degli italiani che non hanno la stessa sensibilità in materia. E che, soprattutto, non hanno una platea come quella di Fazio.



Crede, quindi, che ci sia stata una carenza di pluralismo televisivo?

 

Englaro ha espresso un suo pensiero legittimo. Ma le famiglie che vivono condizioni analoghe, e che nel disagio lottano per la vita dei propri cari, non hanno avuto la possibilità di avere lo stesso spazio. Eppure, conosco, in tali contingenze, persone straordinarie, con una capacità propositiva e comunicativa molto forte. Non vedo perché, quindi, una televisione pluralista a cui tutti aspiriamo non possa ospitare in prima serata anche chi ha una sensibilità diversa da quella di Englaro.

Lei ha detto che vogliono “impartirci una lezione da altro punto di vista”. Quale?



Quello del politically correct, di chi vuole affrontare tematiche spinose in maniera non urticante. Avendo una verità in tasca che presta il fianco al fatto che non viene presentata in tutte le sue sfaccettare.

Il ministro Maroni, dopo le accuse alla Lega, ha chiesto il diritto di replica. Lei intende fare lo stesso?

Ci ho già provato, in passato, ma non ci sono riuscito. Quando Fazio intervistò Englaro, chiesi che potesse essere dato spazio ad una famiglia che viveva un’esperienza simile. Voci che si disperdono nell’oblio.

Se le fosse data la possibilità, cosa replicherebbe?

Io ho vissuto un’esperienza del genere, e vorrei che mio figlio Luca fosse qui con me, ma non c’è più. Ora sono testimone di tante vicende simili, e vorrei essere accompagnato da un familiare di una persona nella stessa situazione di Eluana. Abbiamo nel nostro centro tantissime famiglie che potrebbero raccontare la propria  storia. Del resto, un conduttore dovrebbe essere non tanto un protagonista, quanto un testimone. Rappresentare una sorta di “microfono aperto”, così come era capace di fare Enzo Biagi. Che, in virtù della sua autorevolezza, non aveva bisogno di dimostrare niente a nessuno.

Cosa racconterebbero i familiari di cui lei parla, se fossero invitati in trasmissione?

Potrebbero far capire che non c’è solo la disperazione, e che la dignità della vita non risiede solo nella sua qualità. Esiste anche una volontà di combattere per la vita di qualcun altro o per la propria. Chiedendo diritti, servizi, buone leggi, un aiuto  e un sostegno che possa essere una luce per quanti vivono un percorso di cura complicato. Non possono far notizia solo il caso Welby e la vicenda Englaro. La notizia risiede anche laddove una famiglia accetta una situazione così difficile e dolorosa.

Ha visto lo spot pro eutanasia presentato da Telelombardia e diffuso internet. Cosa ne pensa?

Credo che rappresenti una forma di aggressività, specie per i minori. Il dibattito su questo tema è ancora molto lontano, e se già per noi genitori rappresenta una forma di violenza alla quale non siamo abituati, figuriamoci per i nostri figli.

 

(Paolo Nessi)