Puntualmente come nel libro di George Orwell, il famoso “1984”, va in onda la settimana dell’odio, della confusione e del pregiudizio. Cioè la trasmissione “Annozero” di Michele Santoro e del suo primo “violino” Marco Travaglio.
Oggetto della trasmissione è niente meno che la “ricerca della verità” sui rapporti tra Stato e mafia, nonché su uno snodo che da anni è al centro del dibattito “politico”: i rapporti tra mafia e Marcello Dell’Utri e quindi tra Dell’Utri e Silvio Berlusconi. Ritorna, per l’occasione in platea il testimone “inattendibile” (secondo la magistratura) Massimo Ciancimino, figlio del sindaco del “sacco” di Palermo. C’è pure una dichiarazione della signora Ciancimino, che sorride compiaciuta e ricorda benissimo di aver conosciuto Berlusconi, quando accompagnava il marito a Milano. La signora ha un tono e una “mise” molto charmante. Chi potrebbe non credere a quello che dice con tanta studiata semplicità aristocratica?
Massimo Ciancimino parla quasi per conto suo, tanto che nel riepilogare le sue “verità” viene definito “casinista” anche da Santoro e dai supporters anti-berlusconiani. Ma in verità, per seguire il dibattito, ci vorrebbe una laurea in “mafiologia” e forse neppure quella basterebbe. A ben vedere l’unico fatto che emerge chiaramente dalla trasmisione è che Dell’Utri, e quindi Berlusconi, hanno qualche cosa “in comune”, per un passato di contiguità e di interessi, con la mafia. Non ci sono tracciati lineari, neppure sentenze definitive se non l’ultima, ma ancora in appello, che riguarda il senatore Marcello Dell’Utri, dove comunque la pista stragista viene esclusa.
Verrebbe voglia di fare un sondaggio: chi ha compreso veramente tutti i passaggi della trasmissione? Si può tranquillamente rispondere che ben pochi alzerebbero la mano e si sottoporrebbero anche a un breve interrogatorio al proposito. Ma se si girasse la domanda in altro modo: perché Dell’Utri, e quindi Berlusconi, al centro di un simile quadro giudiziario, non si dimettono dai loro incarichi? Allora avremmo delle percentuali bulgare a favore delle dimissioni.
Ma allora quale è lo scopo della cosiddetta "ricerca della verità" ? Un chiarimento sulle contorte vicende dei rapporti tra Stato e mafia oppure una condanna pregiudiziale?
Diventa ormai "luogo comune", "fatto scontato" che ci sia stata una trattativa tra Stato e mafia e quindi ci siano plotoni di agenti segreti doppiogiochisti, generali traditori, ministri infedeli. Alla fine, a furia di accanirsi contro il Berlusca, viene giù tutto lo Stato, non solo quello degli anni Ottanta, ma anche quello dei primi anni della cosiddetta "seconda repubblica", sia vista da sinistra che da destra.
Ci si trova di fronte in definitiva a uno show di dietrologia, nel migliore dei casi, oppure a una serie di chiacchiere da trattoria. Se è questo il modo di fare informazione è meglio smettere di leggere i giornali e di guardare la televisione, soprattutto.
(Gianluigi Da Rold)