Scoop del programma Striscia la notizia nella puntata in onda ieri sera 2 dicembre. Si è ascoltata la registrazione di una telefonata da parte di quello che è stato definito il pentito numero uno della mafia calabrese.

Il personaggio ha parlato al telefono con Gianluigi Nuzzi, giornalista di Libero già autore di Vaticano Spa, dei rapporti fra Gianni Versace, lo stilista ucciso negli Stati Uniti nel 1997, e lndrangheta calabrese, in particolare con il boss Paolo De Stefano. Secondo il testimone la famiglia Versace aveva stretti rapporti con la criminalità organizzata calabrese, in particolare con Paolo De Stefano (patriarca dellorganizzazione): Rapporti di amicizia, di aiuti reciproci e finanziari, prestavano i soldi un po a tutti. De Stefano mi ha detto che, in sostanza, lui aveva Gianni Versace nelle mani: lo gestivano sotto il profilo economico. Loro ce lavevano in pugno, questo lo so per certo. Avere in pugno, significa fare tutto ciò che uno vuole: questo è un dato certo che non ho mai detto perché nessuno me lo ha mai chiesto.



Sempre secondo il teste: Coco Trovato, che rappresentava la famiglia De Stefano a Milano, forniva la droga alla famiglia Versace. Il Buscetta della ndrangheta svela poi alcuni retroscena dellassassinio di Gianni Versace avvenuto nel 1997: Cè stato un periodo che Coco Trovato aveva assunto una posizione di grande rilevanza, quindi aveva un potere economico imponente: è possibile che abbia potuto prestare dei soldi a Versace. Sulla base di questi elementi che sono a mia conoscenza posso immaginare che Gianni Versace sia stato ucciso per un problema di debiti. I tentativi di profanazione della tomba dello stilista vengono interpretati dal testimone come un chiaro segnale: Questo potrebbe essere un messaggio ai familiari per dire: vedete che ci dovete tornare i soldi.



Infine il pentito aggiunge: “La ’ndrangheta aveva rapporti un po’ con tutti gli imprenditori locali di Milano. Gestivano tutto il mondo imprenditoriale a Milano. Era un progetto che coinvolgeva anche Cosa Nostra”. Lo scrittore Gianluigi Nuzzi, che ha raccolto questa e altre dichiarazioni all’interno del suo nuovo libro “Metastasi – Sangue, soldi e politica tra Nord e Sud. La nuova ’ndrangheta nella confessione di un pentito”,

in merito all’attendibilità del teste, ai microfoni di Striscia, spiega: “Abbiamo dato la prima copia del libro alla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e siamo andati a cercare anche delle parole a sostegno delle dichiarazioni del testimone. Le abbiamo trovate nella voce narrante del nostro libro, quella di Giuseppe Di Bella, altro collaboratore di giustizia, che addirittura racconta in ‘Metastasi’ come lui andò, su ordine dei padrini, a recuperare le ceneri di Gianni Versace”.