Chi è luomo ideale del XXI secolo? Canini lunghi, pelle bianca come il marmo, sensuale, tenebroso e con una malsana ossessione per il sangue: insomma, il Vampiro.
Twilight, Buffy, Underworld, Dracula sono le tracce più evidenti del passaggio dei vampiri sugli schermi, e il loro potere non sembra vacillare: infatti, una nuova serie Tv ha raggiunto lItalia, Vampire Diaries (in onda su Mya), che narra la storia di Elena Gilbert, liceale americana orfana di genitori che sinnamora di un misterioso compagno di scuola, Stefan Salvatore, in realtà un vampiro. La serie è basata sui libri di Lisa Jane Smith, precedenti la saga di Twilight, a dimostrazione che il fascino del succhiasangue passa attraverso la parola scritta prima di trasformarsi in immagine.
In realtà, le leggende sui vampiri hanno origini molto antiche ma entrano prepotentemente nella letteratura durante lOttocento, quando lirlandese Bram Stoker pubblica il suo Dracula: siamo in pieno Romanticismo e molti romanzi e poesie si nutrono del binomio Amore e Morte.
Il Vampiro, il non-morto che secondo la tradizione torna a tormentare i vivi, diventa un inquietante simbolo romantico, un mostro che desidera il sangue (simbolo della vita) altrui e dunque da temere, ma allo stesso tempo un gentiluomo seducente che entra nei sogni delle donne, attratte e respinte, terrorizzate ed eccitate. Se allora il Vampiro poteva essere visto come il simbolo della liberazione sessuale nella rigida società inglese, perché ai nostri giorni ha ancora tanto seguito?
Nella serie Tv Buffy, i vampiri erano i nemici, i mostri da eliminare. Tutti tranne uno, Angel, vampiro buono di cui Buffy si innamora. In Twilight, il numero di vampiri gentili e altruisti aumenta ed Edward Cullen diventa un vero e proprio Principe Azzurro, eroe romantico senza macchia. In Vampire Diaries, infine, troviamo due fratelli vampiri, diversi come il giorno e la notte: uno buono e l’altro malvagio, un angelo e un demone.
L’amore tra l’umana e il vampiro buono, qui come in Twilight, è giocato sul tema delle anime gemelle: nonostante la differente natura, i due protagonisti sono in perfetta sintonia, si comprendono, si fidano, si amano in modo quasi immediato. Eppure, l’impressione è che Vampire Diaries non abbia la forza della saga di Stephenie Meyer.
Primo, perché il libro da cui è tratto manca di quell’idealismo romantico che rende Twilight il “Romeo e Giulietta” dei nostri giorni. L’amore tra Edward e Bella è così assoluto da diventare disperazione nell’assenza, così profondo da mettere al primo posto la vita e la felicità dell’altro. Secondo, perché la serie è certamente ben confezionata, ma (almeno per il momento) sfrutta inevitabilmente situazioni già viste e conflitti già esplorati.
Vedendo Vampire Diaries, che apre con un assassinio e riprende il tema della convivenza di umani e vampiri in una cittadina della provincia americana, viene subito in mente un altro prodotto del genere horror (a sua volta adattato da una serie di romanzi), True Blood.
Ma le somiglianze si fermano all’immaginario di riferimento, perché True Blood non è fatto per ragazzine romantiche: i toni tendono al macabro, il romanticismo cede decisamente il passo alla sensualità più esplicita e l’atmosfera è esoterica e sopra le righe. Vampire Diaries, invece, punta sui sentimenti più classici e utilizza un espediente che sorprende un po’ di questi tempi, ovvero il diario sul quale i due protagonisti scrivono segreti e memorie.
Per Stefan è il modo di non dimenticare gli eventi di un’esistenza centenaria, mentre Elena sfoga nelle pagine il dolore per la morte dei genitori. Spesso i pensieri dei due ragazzi si sovrappongono, svelando un’affinità che spiega l’amore al di là della mera attrazione fisica.
Ed ecco che si torna allo spunto più interessante della vampiro-mania: il “mostro” che seduce la donna e, mordendola, rischia di ucciderla, si rivela in realtà sensibile, tormentato, rispettoso, un gentiluomo d’altri tempi. I Principi Azzurri umani sono dunque estinti?