«Un messaggio di speranza per un Abruzzo che vuole rinascere dopo il dramma dello scorso 6 aprile, quando non sono crollate solo le case ma anche e soprattutto tante persone, tante certezze, tante illusioni. E così, questa nostra terra si ritrova a costruire da capo. Si ritrova, in qualche modo, allanno zero. Milo Vallone, regista e attore pescarese, descrive così Anno Zero, il suo primo film presentato a livello nazionale negli scorsi giorni.

Una pellicola intensa che, nei prossimi giorni, aprirà la serie di appuntamenti promozionali dellAbruzzo alla Bit, la Borsa Internazionale del Turismo di Milano, una scelta che lo stesso Vallone non esita a definire «dallalto valore simbolico, visto che questa Regione si riaffaccia per la prima volta sul palcoscenico internazionale dopo la tragedia del terremoto.

Per lanciare con assoluta essenzialità questo necessario anelito di speranza, Vallone ha scelto gli sguardi profondi, il bianco e nero, i luoghi e le ambientazioni popolari, lintensità degli sguardi, i silenzi prolungati e rumorosi che rimandano a Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini. Ne è uscito un grido netto, rivolto alla gente abruzzese, per dire che non è finita, che si può e si deve guardare avanti, perché è nato e vive per ogni uomo colui che è il senso di ogni cosa, anche della sofferenza che nasce dalle macerie, del terremoto e della vita di tutti i giorni.

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Il film è girato a San Valentino in Abruzzo Citeriore e Caramanico, in provincia di Pescara, con un prologo e un epilogo a L’Aquila, nei pressi di una basilica di Collemaggio che, con le sue impalcature e le sue macerie, racconta con altrettanta intensità la sofferenza,  le attese, e le domande di un popolo fiero e tenace.

Oltre allo stesso Vallone, che è protagonista e regista del suo primo film dopo anni di successi teatrali, il cast è composto da cinquantadue attori rigorosamente abruzzesi, bravi e motivati, tra cui Ilaria Cappelluti, Paolo Paolini, Fabio Ventura, Piero Pantalone, Emiliano Scenna, Luigi Belpulsi e Michele Di Mauro, con la partecipazione straordinaria di Edoardo Siravo, artista dal sangue abruzzese ma noto al grande pubblico per la sua partecipazione ad alcune fiction.

 

Il lungometraggio è liberamente tratto da Bariona o il figlio del tuono, con sottotitolo Racconto di Natale per cristiani e non credenti, opera di Jean Paul Sartre, il filosofo e scrittore esistenzialista e ateo che ha trattato con commovente rispetto e convinta intensità il tema della natività del Cristo.

 

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Il racconto ruota intorno alla figura di Bariona capo di un villaggio vicino a Betlemme. La storia è ambientata nell’epoca in cui la Giudea era oppressa dai Romani e vessata da continue richieste di tributi. Alla notizia della nascita del Messia, di un nuovo Re, Bariona, credendo che sia nient’altro che un nuovo oppressore, decide di recarsi a Betlemme per ucciderlo, ancora in fasce.

Ma prima l’incontro con un “angelo”, poi l’incontro con uno dei Magi e non ultima la visione di Gesù Bambino (attraverso gli occhi di suo padre, San Giuseppe), riescono definitivamente a far mettere da parte al nostro protagonista il suo piano malvagio e con esso ogni diffidenza verso il Messia.

È proprio Melchiorre che gli indica il senso ultimo di quel bambino nato in silenzio: «Dunque, il Cristo è venuto per riscattarci; è venuto per soffrire e per mostrarci come sia necessario servirci della sofferenza. Poiché non bisogna ruminarla e neanche rassegnarsi. È una cosa del tutto naturale, è del tutto ordinaria la sofferenza e conviene accettarla come se vi fosse dovuta. Mettiti in regola con lei al più presto; riponila bene al caldo, nel profondo del tuo cuore, come fosse un cane coricato vicino al focolare. Allora scoprirai questa verità che il Cristo è venuto ad insegnarti che tu non sei la tua sofferenza. Tu la superi infinitamente».

 

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Bariona, così, abbandona la rassegnazione che ha contraddistinto da sempre il suo vivere e la concezione stessa della vita, e si impegna nella realizzazione del progetto di liberazione del suo popolo. «Il testo sorprendente di Sarte – rivela Milo Vallone – mi è stato suggerito tempo addietro dal mio amico Giuseppe Fidelibus, docente all’università di Chieti. L’anno scorso, in un fine settimana in montagna, l’ho ripreso in mano, insieme ai dvd del Vangelo secondo Matteo di Pasolini e il Settimo sigillo di Bergman: fu la scintilla che in poche settimane fece nascere il mio primo film.

Soprattutto in questo momento storico in cui tanto si dibatte sulla cristianità e sulla presenza di simboli religiosi negli edifici pubblici – aggiunge l’artista – ci sembrava una bella lezione di vero laicismo e nel contempo di profondo rispetto verso una imprescindibile cultura cristiana della quale i nostri popoli sono pervasi da duemila anni.

Grazie alla continua intensità del dramma e con la complicità dell’adattamento che abbiamo proposto, il film riesce a suggerire alle coscienze degli spettatori, domande, provocazioni e riflessioni valide per cristiani e non credenti, scuotendo le certezze sia degli uni che degli altri; cercando di far recuperare ai primi, l’autenticità delle proprie certezze e scalfendo, ai secondi, la diffidenza di fronte ad un Mistero che ancora oggi scuote e incuriosisce tutti i popoli del mondo». Il film avrà una distribuzione legata a circuiti culturali, e non nelle sale cinematografiche. Le date delle prossime proiezioni, così come le informazioni sul film, sono disponibili sul sito www.annozerofilm.com.

 

(di Piergiorgio Greco)