E bravo Enrico Mentana, anche stavolta ha fatto il colpaccio. Ridotto dalla nota vicenda del suo scontro-licenziamento con Mediaset a ospite di giro, riverito in questo o quel talk show soprattutto per non farsi dimenticare dal telespettatore (mai atteggiandosi a martire però, e questa è una bella anomalia) lex direttore e fondatore del TG5 e di Matrix è ritornato in gioco in un periodo molto sensibile come quello elettorale grazie a Corriere.it.



De Bortoli gli ha affidato un appuntamento quotidiano prezioso e nobile: Mentana condicio; e vista lassenza dei vistosi contenitori politici Rai e Mediaset (ma a Cologno adesso i giochi sono cambiati grazie a Tar e Agicom) candidati, colleghi e leader corrono alla sua corte elegante e professionale. Ambiente postmoderno e un po freddino – il salone affrescato di un antico palazzo popolato di discreti elementi tecno plastificati -, Mentana ha per co-intervistatori il meglio della redazione politica del Corsera, allinsegna di quel Vietati in tv liberi sul web, che è anche unorgogliosa rivendicazione di terzietà.



Che siamo sul web lo si capisce dalle luci morbide, dallaudio qua e là incerto, dallaria complessivamente spartana. Siamo in un luogo riflessivo e pacato: non cè un pubblico caldo e tifoso da sedare, non cè aria di scontro o sciabolate scorrette fra i contendenti.
Il conduttore rinuncia alla sua centralità e cede spesso la palla ai corrieristi esperti di cose romane, sempre competenti e aggraziati. Da Mentana finalmente Minzolini può dire la sua sorretto dai sorrisi amicali del vecchio collega Enrico, Di Pietro si sottopone ironico al fuoco dei cronisti, Enrico Letta e La Russa si trattano con un fair play tutto anglosassone e persino Floris fa il suo martedì da assente obbligato, ma non risentito.



Laria dominante, però, è quella del Palazzo e di quelli che lo frequentano quotidianamente. Se il web dovrebbe essere per sua natura forum, chat, interazione anche un po sgarruppata, qui siamo ancora al convivio di quelli che sanno già tutto.
Stupisce che finora non si sia aperto neanche un forum, rinunciando al calore di un mezzo che offre senza mediazioni – ma basterebbe un qualche tipo di filtro – reazioni e domande del popolo della rete.

Mentana e De Bortoli hanno scelto una strada che persino il presidente Obama, che deve quasi tutto al web, usa con un di più di coraggio e simpatia. In fondo quella che si è vista fin qui è una versione raffreddata e raffinata – potrebbe essere anche un pregio, intendiamoci – della vecchia politica in tv di una volta, educata e urbana, contingentata e tranquilla.
Ma l’oggetto vero delle elezioni, quei consigli regionali che andiamo a ripopolare, non c’è: niente progetti in campo, niente governatori a confronto – avverrà forse nell’ultima settimana? -.

Per ora potenti, polemiche mediatiche e gente che la sa lunga. Neanche il calore della diretta, che avrebbe fatto la differenza e sfruttato la potenza del mezzo.
“Mentana Condicio” ha un po’ il colore sfumato e antico dello scenario in cui è collocato, come fosse il simposio degli illuminati che ragionano fra loro mentre il mondo di fuori si fa sempre più volgare e litigioso. Forse era quello che si voleva, forse serve anche creare luoghi come questo. Ma se si voleva interloquire con lo scalpitante popolo della rete forse si è sbagliato qualcosa. Non serve la piazza selvaggia, ma anche il salotto buono è troppo poco.