Di seguito trovate l’articolo di Stefano Filippi pubblicato oggi da Il Giornale a commento di Raiperunanotte

Grazie Sky per aver trasmesso ieri sera la sceneggiata bolognese di Santoro allestita al Paladozza e ritrasmessa su internet e in 200 piazze italiane. Grazie perché «Michele chi ha finalmente gettato la maschera.

Senza le pastoie delle regole Rai, libero dallintralcio della pubblicità, privo del fardello di dover ospitare in trasmissione anche qualche rara voce dissonante, Santoro ha fatto il programma che vorrebbe fare ogni settimana. Ha paragonato Berlusconi a Mussolini. Ha evocato «assonanze preoccupanti con il fascismo. Ha sgridato il presidente Napolitano per non aver contrastato il premier. Ha portato davanti alle telecamere chi voleva lui: Floris, Lerner, Iacona, giornalisti del «Manifesto e del sindacato unico (di sinistra) dei giornalisti, oltre ai soliti Travaglio e Vauro.

E anche il redivivo Daniele Luttazzi, che in un monologo di 20 minuti pieno di allusioni volgari, si è scagliato contro «Silvio Lolito Berlusconi spiegando con una metafora sul sesso anale i motivi per cui ha il 60 per cento del consenso.

Tutti direttori, conduttori di fama, artisti, grandi nomi del piccolo schermo; tutti confortevolmente vestiti di cachemire, garantiti da ricchi contratti Rai o ex Rai, compreso Loris Mazzetti, collaboratore di Enzo Biagi sospeso per 10 giorni dal servizio pubblico e presentato dietro un reticolo di filo spinato, come fosse un deportato nei lager.

Ogni giovedì sera Santoro carezza con il filo spinato la schiena di Berlusconi, ieri era lui a fare la vittima nello show dei perseguitati doro. E lha fatto da par suo.

 

Esordio affidato alle immagini: Mussolini in comizio che arringa la folla alternato con il Berlusconi di sabato in piazza San Giovanni. Segue l’intemerata santoriana, l’editoriale scritto sulla carta vetrata e destinato al «caro presidente Napolitano». Michele paragona se stesso a Danilo Dolci, l’inventore della prima radio libera «che 40 anni fa decise di infrangere la legge per lanciare un sos per i terremotati del Belice».

 

Le denunce di allora («si marcisce di chiacchiere e ingiustizie») diventano le stesse di oggi. «Presidente, le ricordo che per una telefonata Nixon dovette dimettersi perché aveva ordinato di spiare avversari politici del partito democratico»: diavolo di un Santoro, è riuscito a scovare perfino un partito dal nome uguale al principale avversario del Cavaliere. «Una commissione del Senato americano scoprì che tutte le telefonate della Sala ovale erano registrate e allora disse: pubblicate tutto. Altro che privacy».

 

Da Santoro a Lerner alla sequela di intellettuali (Dorfles, Monicelli) fino al guitto Roberto Benigni, è tutta un’insurrezione contro «l’interferenza politica sulla libertà di espressione, un delitto grave per la democrazia a prescindere dalle condanne emesse dai tribunali, è una violenza alla Costituzione. Le vogliamo tutte pubblicate, quelle telefonate di Berlusconi». Viene evocato Grillo, in campagna elettorale col suo partitino: «Se esprime critiche anche in forma discutibile, noi giornalisti abbiamo il dovere di pubblicarle».

 

«Raiperunanotte» è un «Annozero» senza filtro né contraddittorio, a briglia sciolta, con l’approvazione e l’organizzazione del sindacato dei giornalisti Rai. È il vero Santoro, abile, fazioso, martellante, mistificatore, partigiano. Ha confezionato un bel filmatino sulla manifestazione romana del Pdl dove ha trovato qualche cartello che gli dava del fascista e un personaggio che urlava «Santoro a morte»: l’ha mandato in onda per un surplus di vittimismo, come se tutte le migliaia di persone presenti fossero come lui.

 

 

La platea del Paladozza (seimila posti, tutto esaurito, con il «popolo viola» che si accalcava all’esterno davanti a un maxischermo) finalmente si scatena, applaude a scena aperta, non si trattiene più come è costretta a fare negli studi della Rai.

 

Si alternano Antonio Cornacchione e l’osceno Luttazzi, secondo il quale «il filo spinato è il cilicio della Binetti». Il caso delle intercettazioni di Trani è il filo conduttore. In realtà è lo spunto per convocare in prima fila i simboli dell’antiberlusconismo su cui indugiano le telecamere di Sky: la moglie di Celentano, la figlia di Biagi, i giornalisti del «Fatto» e dell’«Espresso». Il cantante Morgan, escluso da Sanremo e già protagonista di una puntata di «Annozero» allunga la schiera degli epurati Rai.

 

Stralci delle intercettazioni di Trani vengono lette da attori fuori campo mentre sullo schermo appaiono improbabili vignette, senza chiarire il contesto ma per accreditare un messaggio preciso: fate fuori «Annozero». È la tv secondo Santoro, e anche secondo Sky.

 

Pubblicato su Il Giornale del 26 marzo 2010