Un dramma privato che prelude a una tragedia mondiale; una New York malinconica che sembra avvertire lombra che sta per abbattersi sulla sua popolazione. Un film che potrebbe avere i toni della tragedia antica e invece si perde per strada, anche se non fallisce nellobiettivo di commuovere il pubblico.
lanno 2001 e lo skyline newyorkese è ancora intatto, con le Twin Towers che svettano contro il cielo. Ally (Emilie de Ravin, la Claire di Lost) è una diciannovenne fragile e un po ribelle, con un trauma alle spalle: la madre è stata uccisa dieci anni prima da un malvivente, sulla banchina della metropolitana.
Tyler è figlio di un ricco uomo daffari con ufficio nel World Trade Center, ha una sorella minore che adora, un fratello morto tragicamente, una dipendenza dal fumo e un atteggiamento introverso e maledetto nei confronti della vita. E soprattutto, ha le sembianze di Robert Pattinson, il vampiro di Twilight che le fan ritrovano in un ruolo totalmente diverso dallimmortale gentiluomo della celebre saga (anche se il nuovo personaggio alla James Dean conserva un accento di triste e filosofica malinconia vampiresca).
Ally e Tyler si incontrano e, nonostante le reciproche resistenze nei confronti dellamore, si lasciando travolgere dai sentimenti, aiutandosi ad affrontare i problemi familiari e la fatica di crescere: poteva essere una love story alla Titanic, invece fatica a risultare coinvolgente, nonostante i toni delicati con cui viene raccontata.
Il regista, partito sul binario giusto, si perde poi per strada, come intrappolato nel dilemma se imboccare il dramma sentimentale o la storia familiare; nel dubbio li tenta entrambi, finendo per non approfondirne nessuno. Il problema in effetti non sta nei personaggi, che sono ben costruiti, ma nella trama: questa era una storia da tragedia greca, non da dramma sentimentale.
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Anzi, la storia d’amore non era nemmeno necessaria: bastava il complesso plot familiare, con il commovente rapporto tra fratello e sorella e quello conflittuale tra padre e figlio, che cresce d’intensità fino a portare al cambiamento di entrambi nel finale. Si percepisce il tema del fato crudele, dell’innocenza costretta a pagare le colpe altrui, ma sembra in qualche modo scollato dal plot principale per emergere con forza solo nella cornice: il film si apre sulla morte insensata della madre di Ally e si chiude sull’altrettanto insensata morte di tutti gli innocenti rimasti intrappolati nel rogo delle Twin Towers.
Il tragico finale trasforma i drammi privati dei protagonisti in una tragedia collettiva, di cui l’omicidio in metropolitana era un cupo presagio: i tanti semi dell’odio e del disprezzo nei confronti della vita esplodono nell’attentato che, nove anni dopo, è ancora difficile rappresentare.
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Dopo la visione del film, resta il ricordo di una New York nostalgica, fotografata in un momento della storia che, anche se il piglio ottimista e concreto degli americani ha permesso di affrontare con coraggio, ha impresso una ferita profonda; i destini di tutti i protagonisti si intrecciano o si separano nella commovente sequenza finale del film, in cui una qualsiasi, normale giornata diventa improvvisamente una data che non dimenticheremo mai – l’11 settembre 2001.