Sarà anche lera dei rapporti a scadenza e del basta-che-funzioni ma il rischio di unindipendenza vuota e un matrimoniale deserto inquieta ancora molte donne dopo i 30, desiderose di un per sempre che faticano a realizzare. Biancaneve e Cenerentola se ne stanno indimenticate nel nostro inconscio e lantica e cacofonica parola zitella popola gli incubi delle eroine di tante, forse troppe, serie TV. Non fa eccezione The Ex-list, creata e prodotta nel 2008 da Diane Ruggiero (autrice di Veronica Mars e Dirty Sexy Money), in onda su Fox Life dal 16 marzo. Ispirata alla serie israeliana The Mythological X e trasmessa in America dalla CBS, ha visto ununica stagione di sette episodi, non raccogliendo gli ascolti auspicati.

Bella (Elizabeth Reaser, Esme Cullen in Twilight, New Moon ed Eclipse e la Rebecca di Greys Anatomy) é uneterna ragazzina di trentatre anni, divisa fra il pacificante impiego da fioraia e una vita sentimentale burrascosa. In occasione delladdio al nubilato della sorella una veggente le profetizza un futuro solitario se non prenderà marito entro lanno.

Loracolo inquietante é però accompagnato da una traccia: il consorte designato é stato protagonista di una delle relazioni naufragate nel suo passato. Segni inconfutabili confermano i poteri della rozza e vorace sibilla e la fioraia si lancia come un segugio sulla lista imponente e pasticciata dei suoi ex. Primo indizio del destino é lannuncio stampa del concerto di un lamentoso chitarrista, mollato crudelmente anni prima proprio nel giorno del suo compleanno. Bella lo ritrova sul palco, look dark e voce graffiante. La metamorfosi da moscio piagnone col chitarrino a indurita e indifferente rockstar la sconvolge e conquista. Il classico ribaltamento dei ruoli dellinseguimento la fa cadere nelle reti di una diabolica vendetta consumata pubblicamente. Il vecchio motto in amore vince chi fugge è stato però tanto sviscerato da ogni tipo di espressione televisiva da restituirci losso scarnificato di un fastidioso clichè.

La seconda puntata é già leterno ritorno delluguale, con uno schema inalterato che ruota stavolta intorno ad un ex pantofolaio trasformatosi, dopo una delusione amorosa, in iperattivo scalatore di montagne e maniaco del bicicross.

Fil rouge della serie la dialettica con lex più recente, Eliot, scaricato perché contrario alle nozze. Una certa tensione non risolta ci suggerisce che il predestinato potrebbe essere proprio lui, amato e odiato Peter Pan della porta accanto, con cui Bella condivide un cane e un sentimento intenso ma abortito.

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Controluce si traccia l’educazione sentimentale della protagonista, un imparare dalla sofferenza e dall’errore che smussa le rigidità e sbaraglia i preconcetti di una personalità ancora in cammino. Fanno da sfondo la disimpegnata California dei bikini e delle piscine gonfiabili e una compagnia di amici che sembra la combriccola di Friends in vacanza dal luccicante stress di Manhattan. E’ abilmente declinato il modulo del “siamo qui noi”, della consorteria affiatata di pazzoidi che supporta scelte di lavoro, di partner e di look. Il quintetto di amici raggiunge quel clima intimo e brillante che non é solo colonna portante del comedy ma terreno rassicurante che fidelizza lo spettatore. La caccia di Bella viene convissuta e supportata: la compagnia inaugura un gioco a punti che consiste nel cercare gli ex su Google e spiarne i destini.

 

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Soltanto manca un quid che sia assolutamente originale e irripetibile, un sapore peculiare, un’atmosfera che faccia affezionare proprio a questa storia e non ad un’altra. Rischioso, con questi presupposti, affidare la narrazione all’escamotage della lista. Se in My name is Earl karma e ironia si affiancavano nell’assicurare un’applicazione dello schema sempre fresca e proteiforme, la lista meramente “amorosa” del film La rivolta delle ex giocava coi dickensoniani intenti moralizzatori per allontanare la monotonia.

 

Per scongiurare il rischio di un affannata ripetitività le prossime puntate di The Ex-list dovranno integrare la formula dei segnali e dell’amarcord amoroso con solidi elementi strutturali. Ancor meglio sarebbe se la serie si liberasse da facili schematismi e trovasse una propria insostituibile voce.