Dopo quelli sullamore, ecco un manuale sul rapporto tra genitori e figli, anche se, come afferma la voce della giovane protagonista Nina alla fine del film, non ci sono regole per affrontare il mestiere più difficile del mondo e tutti siamo bravi a sbagliare.
Reduce dai due Manuale damore e Italians, commedia sulle manie degli italiani allestero, Veronesi affronta il delicato tema del rapporto tra genitori e figli. Lo fa con una commedia leggera, allineando questo film ai precedenti in un filone che ormai fa del regista toscano il contraltare meno volgare dei fratelli Vanzina e meno favolesco dei prodotti teen targati Moccia.
Vorrebbe parlare sia ai giovani che agli adulti, ma il pubblico dei teenager è difficile da catturare e probabilmente neanche questo film ci riuscirà, scritto e diretto troppo dalla parte dei genitori e dei figli adulti, che non da quella dei ragazzi. Un film che comunque attira le attenzioni e le curiosità del pubblico, tanto che nel primo weekend di programmazione ha registrato un ottimo incasso, scalzando dal primo posto in classifica Avatar, stabile in vetta da sei settimane.
Dal lancio fatto con lampio cast presente in svariate trasmissioni televisive ci si aspettava un film corale, invece è una storia incentrata sui problemi di una famiglia, quella di Nina (ben interpretata dalla giovane Chiara Passarelli), a cui le vicende della famiglia Buy-Placido fanno solo da cornice. Lo spunto per il racconto è un tema affidato alla classe della ragazza dal professore di italiano (interpretato da un Michele Placido un po troppo incanutito per essere credibile come marito della Buy) e svolto da Nina, che racconta le vicissitudini dei genitori in crisi interpretati da Silvio Orlando e dalla Littizzetto (la preferiamo in veste di comica).
La trama non ha uno svolgimento molto lineare e sembra quasi un mosaico di diverse situazioni, forse un retaggio dei precedenti film a episodi. Una storia che spesso cede allo stereotipo, al già visto e già sentito (ma perché parlando dei ragazzi si deve per forza parlare del Grande Fratello? E associare il razzismo al campo rom?). E che perde loccasione per raccontarci un punto di vista un po diverso, quello della ragazza timida e impacciata, diversa dalle coetanee che a neanche 15 anni hanno già avuto diverse esperienze sessuali. Il dolce bacio con il suo filarino soprannominato Ubaldolay (il giovane ma già navigato Emanuele Propizio) sembra quasi scatenare lemozione del primo bacio, che però si spegne subito nella successiva scena di sesso.
Certo gli sceneggiatori sono Veronesi, Chiti e Agnello e non Diablo Cody, si parla di Nina e non di Juno, però siamo ben lontani dal descrivere con delicatezza la storia di unadolescente diversa dalle altre, che forse poteva essere la sorella maggiore della protagonista virziana di Caterina va in città.
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Il film strappa qualche risata, anche se alle volte le parolacce sono un po’ troppe, il variegato cast si avvale anche della fantastica nonna Piera Degli Esposti. C’è qualche sprazzo di originalità e di verità, ad esempio nel rapporto tra la Littizzetto e la figlia, accomunate dalla passione per Gianna Nannini, o nella divertente telefonata iniziale che la Buy fa alla madre che a ottant’anni vuole il divorzio dal marito reo di non ascoltarla, ma solo perché sordo.
Peccato non aver approfondito questi elementi che avrebbero sicuramente elevato il film, rendendolo più onesto e più vero. E forse anche un po’ più ottimista: è vero che non esiste il manuale d’istruzione per il rapporto con i figli, ma il ritratto che ne esce, soprattutto dei genitori, non è affatto consolante: adulti troppo concentrati sui loro problemi per almeno provare a risolvere quelli dei figli. E viene da chiedersi chi sono i veri adulti del film: i grandi o i “piccoli”?
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