Se ne va uno dei volti più familiari della tv italiana. Il più familiare di tutti, forse. Aveva spalancato le porte di casa sua al pubblico, trasformando il proprio vissuto personale e quello di sua moglie in uno show che rallegrava chi lo guardava. Ironico, pungente, discreto, mai volgare: così era Raimondo Vianello. Senza scendere a compromessi con le logiche – spesso perverse – della tv, è rimasto sulla cresta dell’onda per più di 60 anni, rimanendo uguale a se stesso. I più anziani lo ricordano come uno di loro, i più giovani, anche i giovanissimi, lo hanno sempre identificato come un nonno. Morto oggi nella sua abitazione di Milano, Vianello lascia un vuoto nella tv italiana. E in tante persone che gli gli volevano bene. Solo per averlo “conosciuto” grazi al tubo catodico. 



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Nasce a Roma il 7 maggio del ’22. Il padre ammiraglio vorrebbe che diventasse diplomatico e che intraprendesse la dura gavetta necessaria. Raimondo Vianello, all’inizio, asseconda il padre e si iscrive a Legge. Nel frattempo, dilaga la Seconda Guerra Mondiale. Vianello aderisce alla Repubblica Sociale Italiana come bersagliere. Per questo viene detenuto dagli alleati nel campo di concentramento di Coltano. Con lui, ci sono altri personaggi famosi: il poeta americano Ezra Pound, gli attori Walter Chiari, Dario Fo ed Enrico Maria Salerno, l’olimpionico di marcia Giuseppe Dordoni, il giornalista Enrico Ameri, il regista Luciano Salce e il politico Mirko Tremaglia. Al termine della guerra Vianello è disgustato dalle ipocrisie della politica. Capisce, a quel punto, che non sarà mai un diplomatico.



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– Finita la guerra, un evento fortuito e inaspettato lancia Vianello nel mondo dello spettacolo. Si tratta del Cantachiaro N° 2, lo spettacolo di rivista satirica ideato da Garinei e Giovannini, due giovani autori che diventeranno autorità in materia di commedia. Partecipa. Con l’unico scopo di mettersi alla prova. E come sfizio personale. Il successo è talmente grande, che da allora la sua carriera sarà costellata di continui successi.



 

La carriera nel mondo dello spettacolo vera e propria di Vianello inizia negli anni ’50, nel teatro di rivista, come spalla di Wanda Osiris, Erminio Macario, Carlo Dapporto e Gino Bramieri; da lì, passa al cinema, dove recita accanto a celebrità del calibro di Totò e Ugo Tognazzi, con il quale formerà, per molto tempo, una coppia indimenticabile. Con lui scopre la tv, dove assume grande popolarità grazie alla conduzione di Un, due tre. In seguito, diventa il “valletto” di Corrado ne Il Tappabuchi, lo show del sabato sera. Così era chiamato Vianello, con ironia, nei titoli di coda. Nel ’58 conosce Sandra Mondaini, che sposa nel ’62. Diventano la coppia comica per eccellenza. Sul lavoro, e nella vita. Con Sandra, tra gli anni ’70 e ’80 conduce diverse trasmissioni Rai, come Sai che ti dico?, Tante scuse, Di nuovo tante scuse, Noi… no, Io e la befana, il quiz Sette e mezzo e Stasera niente di nuovo, il loro ultimo spettacolo in Rai.

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Nell’82 la sua carriera subisce un’ulteriore impennata. Silvio Berlusconi, di persona, si reca a casa sua per offrirgli di traslocare nella neonata Fininvest. «Venne a casa mia. Io e Sandra, un po’ intimoriti, gli avevamo chiesto “dottore, possiamo offrirle qualcosa?”. Un panino, magari, rispose lui» aveva raccontato Vianello circa il suo incontro con Berlusconi. Vianello accetta senza indugi. In Finivest/Mediaset la coppia conduce i varietà Attenti a noi due, Attenti a noi due 2, Sandra e Raimondo Show, Zig zag e Il gioco dei 9. Insieme realizzano la situation commedy Casa Vianello. La trasmissione diventa il loro marchio di fabbrica, e andrà in onda fino al 2007. Tra le mura domestiche della loro abitazione, danno vita a gag esilaranti, fondate su equivoci e situazioni paradossali. In ogni puntata, persistono alcune costanti: l’insofferenza di Vianello nei confronti della petulante Sandra, i suoi goffi tentativi – perennemente inconcludenti – di sedurre bellissime donne più giovani di lui e l’immancabile chiusa finale. Un cult. Dove Sandra e Raimondo, al termine di una giornata turbolenta e piena di disavventure, si ritrovano a letto. Lui, spesso malconcio e incerottato per averle prese, tace e legge la Gazzetta dello Sport. Lei,  fastidiosa e logorroica, fa il sunto della giornata, impedisce a Raimondo di leggere in pace la Gazzetta, si lamenta della loro vita monotona (nonostante, fino a pochi minuti prima abbiano vissuto situazioni surreali e roccambolesche)  e conclude con la celebre frase: «che noia che barba, che barba che noia».

 

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 – Nel ’91, all’alba dei 70 anni, viene chiamato a condurre Pressing, il programma sportivo di commento al campionato di calcio. Nonostante non sia più un ragazzino, il suo carisma è rimasto immutato, la sua capacità di intrattenere aumentata con gli anni. La sua pungente ironia e il modo garbato di stemperare gli animi, spesso roventi, degli ospiti in studio, inaugurano un nuovo modello di conduzione calcistica. L’anno dopo, la stramissione sarà premiata con il Telegatto. Ormai Vianello è considerato anche un grande presentatore, tanto che nel ’98, a 75 anni, è chiamato a condurre il Festival di Sanremo. Sarà nel 2008, sempre sul palco dell’Ariston, chiamato da Pippo Baudo, che il pubblico lo vedrà per l’ultima volta in tv. Sempre nel 2008 aveva dato l’addio alle scene. Dichiarandosi, tuttavia, disponibile ad intervenire nelle trasmissioni come "ospite sonnacchioso". Sandra e Raimondo non hanno mai avuto figli, ma hanno adottato un intera famiglia di filippini. 

 

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