Uninsolita e ventosa Bari, fotografata in modo freddo, lucido con diverse punte di rosso. Rosso come la passione che sconvolge il protagonista e rosso come il sangue che macchia la città e le sue vittime.
Insolito anche lintreccio, in un giallo in cui lassassino non esiste, colpevole della morte è una perfida malattia e del vero omicida non si parla nemmeno, non se ne conosce il volto né il nome. Questo è La doppia vita di Natalia Blum, prima puntata della serie tv Crimini, andata in onda venerdì scorso su Rai 2. Un tv movie molto curato, ben fatto tecnicamente, ma che non è stato altrettanto ben premiato dal pubblico solo 8,29% di share.
Crimini è un prodotto particolare, innovativo per il panorama televisivo italiano: si tratta di una collezione, una serie di otto tv movie indipendenti, che seguono i precedenti otto della passata stagione. Nato da un progetto editoriale e televisivo come una serie di racconti noir, scritti dalle penne italiane più affermate nel genere giallo e poliziesco, con un unico vincolo di natura territoriale: ad ogni autore, infatti, era affidata una particolare regione italiana.
I crimini come specchio dellItalia di oggi, il giallo come chiave interpretativa della realtà, del suo lato più oscuro e misterioso, che spesso è anche quello che maggiormente affascina e coinvolge il lettore/spettatore. E così su carta il libro è edito Einaudi e su schermo, si spazia dalla seduttiva e misteriosa Bari di Gianrico Carofiglio, vista nel primo episodio in onda venerdì scorso, alla corruzione delle Marche, raccontata da Lucarelli in Niente di personale in onda stasera alle 21.05, passando per il nero Piemonte di Faletti e la Neve sporca di Courmayeur, descritta da De Cataldo che, oltre a firmare la sceneggiatura dellepisodio, è anche ideatore della serie.
Un prodotto coraggioso, che sembra basarsi sulla negazione di una regola della serialità televisiva, la fidelizzazione. Perché non c’è un vero elemento forte che permette al pubblico di appassionarsi alla fiction: non un protagonista o un gruppo di investigatori, che ricercano di settimana in settimana un colpevole e spesso il senso della loro vita, a cui ci affezioniamo e di cui vogliamo seguire le vicende; non un intreccio sentimentale, che ci incolla allo schermo puntata dopo puntata, attanagliati dalla curiosità; non un’unica location, che fa da sfondo e cornice alle vicende.
Un prodotto che appare come “non seriale”, vista la struttura indipendente e autoconclusiva dei suoi episodi, e che richiama – anche se nato precedentemente – la serie di Sky Donne assassine.
La fidelizzazione, nel caso di Crimini, si basa solo sul genere, il giallo appunto, e sulla sua italianità, dettagliata poi nella regionalità dei singoli episodi. L’italianità, però, non si rispecchia nel tono e nella messa in scena del racconto. Questo apparirà come un complimento agli occhi di tanti spettatori o critici, che non apprezzano la fiction nostrana per la sua scarsa qualità.
E lo è: la serie, a differenza di molti altri prodotti in onda, è molto ben confezionata, la seconda stagione appare ancora più curata della prima, stando almeno alla visione del primo tv movie. Si presenta come un prodotto cinematografico più che televisivo, ma allora non deve stupire lo share certamente non esaltante registrato settimana scorsa e la notizia che Crimini 3 probabilmente non si farà.
Colpa – o merito – del pubblico ristretto a cui parla la fiction e anche – ma non solo – della collocazione in palinsesto. Il venerdì, infatti, non è serata facile per la fiction di Rai 2: Crimini era stato spostato al venerdì anche nella prima stagione, subendo un notevole crollo di ascolti, e anche L’ispettore Coliandro, programmato nella stessa serata nelle scorse settimane, non ha fatto ottimi ascolti (non è un caso che anche il poliziotto nato dalla penna di Lucarelli non tornerà con una quinta serie).
Crimini avrà sicuramente sofferto della concorrenza di CSI, che cattura la stessa fetta di pubblico a cui mira la serie italiana: un pubblico giovane, appassionato di serialità americana, che corrisponde al target di Rai 2 nelle serate dedicate alle serie crime made in USA e che è anche il target di Sky.
Ma siamo sulla tv generalista, non sul satellite e purtroppo le dure logiche televisive impongono certe cifre da raggiungere, obiettivi che difficilmente la serie di Rai 2 conseguirà. Ma vale la pena seguire Crimini, se non altro per vedere e apprezzare un prodotto diverso, originale e coraggioso nel panorama stagnante e affaticato della serialità italiana.